sabato 28 novembre 2009

Sul tempo e lo spazio

Prendo spunto da qui per, finalmente, cercare di mettere insieme una riflessione che ho fatto proprio stamattina. E siccome il post citato lo ho letto proprio adesso e, per molte ragioni, ho cominciato veramente a credere nella sincronicità, mi sembra importante tentare di cavalcare l'onda e provare a verbalizzare queste sensazioni che da tanto tempo cerco di mettere (citando il commento di Ondaluna nello stesso post) sotto il tappeto insieme alla polvere.
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Io il parto è l'unica cosa che non ho dimenticato. Quello, in sè, è stato bellissimo e speciale e, in un certo senso, ero preparata. Invece, come avevo già scritto qui, era al dopo che non ero preparata: a quelle separazioni che ho vissuto come coatte e aggressive e violente.
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Stamattina, però, mentre giocavo con Papera, mi è venuto in mente, come mi succede spesso, che io non posso pensare a quei mesi dopo il parto, a quelle lunghe settimane di inizio della nuova vita di Papera perchè se ci penso ho la sensazione di non averle vissute. Mi sforzo, cerco di ricordare come era l'allattamento, tenerla in braccio così piccola, quali fossero le sensazioni, gli odori, come organizzavo il tempo, eppure ho la sensazione di non ricordare. Come se ci fossero delle sensazioni che non posso recuperare perchè non positive, non belle e come, in un certo senso, se io non fossi stata realmente lì: in quel tempo ed il quello spazio.
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Ho la sensazione che, nonostante i miei desideri e le mie aspettative consce, io vivessi delle sensazioni anche spiacevoli e sicuramente (questo si me lo ricordo) mi sentivo immobilizzata in uno spazio e in un tempo che scorrevano velocissimi senza che io potessi stargli dietro. Ce l'avevo queste sensazioni, ma "non ci volevo stare", non potevo accettare che ci fossero, come se avessi più che interiorizzato che quel momento doveva essere bellissimo e meraviglioso e spensierato.
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Una di queste sensazioni era proprio quell'esperienza di separazione del post-partum. Mi sembrava, allora, che tutte le altre separazioni (il fatto di iniziare a lavorare molto presto, il fatto di "doverla" mettere nella culla di notte, etc.) non facessero che ripetere quello strappo traumatico. E allora dai a cercare di recuperare. E a dormire attaccate. E ad acconsentire ad ogni suo minimo "gu" tenendola sempre in braccio, sempre attaccata al seno.
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Eppure mi sentivo immobilizzata. Mi scorreva il tempo tra le mani e tutti quei progetti (baby nuoto, massaggio neonatale, yoga in post partum) che avevo programmato mi sembravano impossibili che "lei non dorme mai", "io non dormo mai", "devo viaggiare da e per lo studio".
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In realtà credo che il tempo e lo spazio di quel primo momento si sia talmente dilatato da invadere tutto il resto.
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Mi viene in mente, allora, che, alle volte, mi sembra quasi di essere ancora lì, come se fosse ieri. Invece erano 15 mesi fa.
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Credo che molte delle difficoltà di Papera di questi mesi, soprattutto quella del sonno, abbia avuto a che fare con questo mio problema a riuscire ad oltrepassare quella soglia e a ricucire qualcosa che ho vissuto, non come un attraversamento lento, ma come un cadere repentino.
Anche le gelosie, probabilmente, hanno a che vedere con un non voler accettare di "essermi costretta" a procedere più velocemente di quanto, in realtà, non sentissi di poter e voler fare.
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Allora, come ora, non riesco a mettere via i vestitini, non riesco a guardare le foto, non riesco, in sostanza, a confrontarmi con "quella me"di quel tempo e di quello spazio che, forse, è stato semplicemente troppo carico di emozioni da poter essere elaborato come pensavo di poter fare.
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E nessuno intorno a me sembrava potersi agganciare a questo vortice per farmelo vedere anche dall'esterno, per aiutarmi a dipanare la complicata matassa.
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Bhè, quasi nessuno...
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Menomale che ci sono i blog.

martedì 24 novembre 2009

Casa nuova, vita nuova

Allora, finalmente, il processo si è compiuto.



Abbiamo traslocato, cambiato casa, abitudini, punti di riferimento...in un certo senso identità.
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Ora camminiamo per i nuovi marciapiedi con fare curioso, cercando di incrociare gli sguardi degli altri passanti, cercando di mandare un messaggio tipo :"ciao, siamo nuovi, ma siamo fighi, simpatici, vuoi fare amicizia?". Ah, la ricerca di consenso: che brutta bestia!
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Anyway: la casa assomiglia ancora a un cantiere, ma è bellissima. Grande, con tanti spazi per Papera e, soprattutto vicinisssssssssssssssssssssssssssimo al mio studio. Proprio vicino. Insomma praticamente dentro casa. Che goduria.
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In altre parole la nuova vita è già iniziata. E Papera sembra godersela un mondo. Unico neo (oltre alle scatole in mezzo alle palle ovunque e alla polvere che si riproduce): Papera sembra che l'abbiano dopata. Tale è l'eccitazione dell'insieme delle novità che non sta ferma per più di 10 secondi di seguito e, che te lo dico a fà, il rituale di addormentamento è diventato un "tantino" più lungo. Ma ci sta. A dire il vero dall'eccitazione non dormiamo nessuno dei tre. Eppure sembra non pesarci.

domenica 15 novembre 2009

Addio ai monti



"Finalmente" ci siamo: domani è previsto il fantomatico trasloco.
Domani è arrivato.
Allora oggi, in molti sensi, si chiude una lunga fase della mia vita.
Certo domani se ne apre un'altra, ma, intanto, oggi è oggi.
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Allora, in questo turbine di "fai, fai, fai" e "corri, corri, corri", ho, piu' o meno consapevolmente, evitato, non solo di andare, ma anche di pensare alla vecchia casa che lasciamo per trasferirci nella grande e comoda novità. Il pensiero era troppo doloroso e poi, come scusa mentale, c'era sempre il "tanto ancora manca tanto", "ci penserò in un altro momento".
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Ora, invece, ci siamo e domani caricheranno mobili, scatole e una grossa parte di me.
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Perchè quella casetta, con le pareti tutte bianche e le porte azzurro Santorini, la ho dipinta io. La ho arredata io e la ho abbellita in anni spensierati e dove tutto era un costruire ed investire in un futuro che sembrava onnipotente ed infinito.
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Perchè quella è la casa dei miei 20 anni, della separazione dalla confusione familiare per approdare alla linearità della libertà e della emancipazione.
Perchè lì ho scoperto di essere quella che sono e di volere quello che voglio.
Perchè lì ho ricominciato a dormire serena e mai, ma proprio mai, mi sono svegliata senza sapere dove fossi.
Perchè lì ho raggiunto i miei desideri personali e professionali: lì mi sono laureata, specializzata, sposata ed ho avuto una figlia.
Lì ho ricucito i rapporti familiari. Lì ho amato, odiato, pianto, ma soprattutto riso.
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Perchè in quella casa è ri-iniziato tutto: da quegli infiniti scambi epistolari, a quella notte passata a parlare e guardarci sapendo che eravamo sempre noi, nonostante gli anni di lontananza, nonostante le altre storie, nonostante gli altri progetti.
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Perchè lì abbiamo deciso di stare insieme, proprio lì, su un divano blu che ha visto e sentito tutto e sorretto il peso di un grande amore.
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Perchè lì mi sorprendevi con giochi di candele e tanto tanto amore.
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Perchè lì abbiamo deciso di formalizzare un'unione e lì abbiamo festeggiato fino all'alba con amici, pizza e taaaaanti alcolici.
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Perchè lì abbiamo deciso di diventare una famiglia e lì abbiamo concepito quel figlio che era già dentro le nostre fantasie da tanti anni.
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Perchè lì la abbiamo aspettata, lì abbiamo avuto paura e lì è nata: il miracolo della vita nella nostra casa dove abbiamo imparato ad essere una coppia, per poi imparare ad essere in tre.
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Perchè lì abbiamo vissuto le eterne notti insonni, passeggiandola per ore nel breve corridoio e sul terrazzo da cui si vede er Cuppolone.
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Perchè lì il quartiere è diventato un paese e le persone amiche e le donne "altre mamme" e la vita piu' bella, piu' ricca, piu' saporita.
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Perchè lì noi siamo diventati veramente noi.
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...E mi prende una fitta allo stomaco al pensiero che questo cambi, si chiuda, appartenga al passato. Il pensiero che quella scomodità romantica possa trasformarsi in qualcosa che non conosco e in una vita che non è la mia.
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Addio casa...grazie.

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Addio/ monti sorgenti dall’acque- ed elevati al cielo/ cime inuguali/ note a chi è cresciuto tra voi/ e impresse nella sua mente/ non meno che l’aspetto de’ suoi familiari/ torrenti- de’ quali si distingue lo scroscio/ come il suono delle voci domestiche/ ville sparse e biancheggianti sul pendìo/ come branchi di pecore pascenti/ addio!/ Quanto è tristo il passo di chi/ cresciuto tra voi/ se ne allontana!/
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Alla fantasia/ di quello stesso che se ne parte volontariamente/ tratto dalla speranza di fare altrove fortuna/ si disabbelliscono/ in quel momento/ i sogni della ricchezza/ egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere/ e tornerebbe allora indietro/ se non pensasse che, un giorno- tornerà dovizioso/ Quanto più si avanza nel piano/ il suo occhio si ritira/ disgustato e stanco/ da quell’ampiezza uniforme/ l’aria gli par gravosa e morta/ s’inoltra mesto e disattento/ nelle città tumultuose/ le case aggiunte a case/ le strade che sboccano nelle strade/ pare che gli levino il respiro/ e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero/ pensa/ con desiderio inquieto/ al campicello del suo paese/ alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso/ da gran tempo/ e che comprerà/ tornando ricco/ a’ suoi monti/
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Ma chi/ non aveva mai spinto/ al di là di quelli/ neppure un desiderio fuggitivo/ chi/ aveva composti in essi/ tutti i disegni dell’avvenire/ e n’è sbalzato lontano/ da una forza perversa!/ Chi/ staccato a un tempo/ dalle più care abitudini/ e disturbato nelle più care speranze/ lascia que’ monti/ per avviarsi in traccia di sconosciuti/ che non ha mai desiderato di conoscere/ e non può/ con l’immaginazione/ arrivare a un momento stabilito per il ritorno!/
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Addio/ casa natìa/ dove/ sedendo/ con un pensiero occulto/ s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni- il rumore d’un passo aspettato/ con un misterioso timore/ Addio/ casa ancora straniera/ casa sogguardata tante volte alla sfuggita/ nella quale la mente- si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa/ Addio/ chiesa/ dove l’animo tornò tante volte sereno/ cantando le lodi del Signore/ dov’era promesso/ preparato un rito/ dove il sospiro segreto del cuore- doveva essere solennemente benedetto/ e l’amore venir comandato/ e chiamarsi santo/ addio!// Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto/ e non turba mai la gioia de’ suoi figli/ se non per prepararne loro- una più certa e più grande.

domenica 25 ottobre 2009

We are (almost) back !

Quasi ci siamo.
Dopo un periodo più o meno buio e più che meno faticoso, cominciamo (spero) a rivedere 'sta famosa luce in fondo al tunnel.
Tunnel che, appunto, invece di attraversare abbiamo deciso di decorare.
Allora ecco che donna Letizia finalmente riesce a pescare dalla sua vecchia ed impolverata creatività e decide che bisogna vivere anche le fasi di mezzo, proprio con il gusto che siano di mezzo.
Per dirla in maniera concreta ho deciso che:
- piuttosto di imprecare perchè la nuova casa non è ancora pronta e io non ce la faccio più a viaggiare (con prole al seguito) tra casa e lavoro/i, abbiamo pre-traslocato a casa di zio buono (nonchè fratello di marito) che abita vicino alla futura casa, nonchè ai nostri due lavori, nonchè a nonne varie, nonchè a tate e baby sitter di ordinanza. Il solo quesito di queste settimane è stato: perchè non ci ho pensato prima?
- piuttosto che rodermi per le battute e le ingerenze delle nonne, ho assoldato nuova e giovane e fidatissima (in quanto membro della famiglia) baby sitter che ha spodestato automaticamente nonne invadenti.
- piuttosto che ammazzarmi di sensi di colpa per il troppo lavoro, ho deciso di terminare questo semestre con la collaborazione extra e di tentare di interromperla nel prossimo. Il rischio di perdere tutto c'è e quindi per questo anno saremo formichine e niente viaggi all'estero (che per noi implicano il salto di continente)
- piuttosto che deprimermi perchè è la terza volta in un mese che sia io che Papera prendiamo l'influenza con la febbre alta, mi sono costretta a ricordare quanto mi piaceva da piccola ammalarmi e farmi coccolare ed ho cercato di replicare con Papera che, nonostante la sua giovane età, è riuscita ad accettare i tempi più lenti, i pomeriggi a casa, la tele e una mamma ancora meno recettiva e sveglia del solito.
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Insomma...resistiamo e cerchiamo di godercela che poi, come dice sempre la mia bionda amica: "life is what happens while you are making plans".

domenica 27 settembre 2009

Infinita stanchezza

E' quasi un mese che non aggiorno il blog.
Fa anche strano dirlo, ma, dal ritorno a Roma, non ho avuto un secondo di tempo libero. Oltre alla solita attività privata, a settembre ho ripreso anche una collaborazione professionale che "mi ero concessa" di lasciare in stand-by per tutto il primo anno della Papera.
A questo aggiungiamoci la ricerca di non impazzire dietro ai lavori della casa nuova e il fatto che Papera ha ripreso a svegliarsi ogni due ore (probabilmente non casualmente).
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Allora, da quattro settimane, mi sembra di essere in una dimensione parallela: lavoro-lavoro-accudisco Papera-rilavoro quando lei si addormenta-compro e prendo decisioni per la casa.
E non riesco a finire nulla. Sono sommersa di e-mail per cose che mi ricordano di fare e che proprio dovrei fare (!), sto lasciando molto più Papera e mi sembra di starmi perdendo il mondo e, soprattutto, non ce la faccio più.
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Per poter vaccinare la bambina mi sono dovuta dare malata.
E mi sento in colpa verso di lei e verso me stessa.
Per non parlare dell'oblio completo nei confronti di Marito che passa automaticamente e crudelmente in terzo e quarto piano.
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Ma io non ce la faccio proprio.
Vedo le altre mamme e mi chiedo come facciano, quale sia il segreto, se il loro bambino dorme o da dove prendono tanta energia (ma come fate???).
A me sembra di essere prosciugata e la cosa che mi spiace di più è di non godermi i momenti preziosi della sua crescita perchè, magari, sono presa dalla mia stanchezza.
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Insomma non trovo il capo della matassa.
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Allora mi "intrippo" con progetti tipo tenere solo l'attività privata, ma poi mi assale il timore e questa ansia che contraddistingue la nostra generazione alle prese con una crisi economica globale e che mina tutte le certezze.
Insomma mi avviluppo nelle pippe mentali e mi stanco ancora di più. E non riesco a fare le cose che mi danno piacere, come visitare i blog delle mamme ed, eventualmente, scrivere il mio.
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Quale soluzione?
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Ah, oggi è anche il mio compleanno ! Che allegria, eh?

martedì 1 settembre 2009

Bipede !

Che squillino le trombe.
Che suonino le campane.
Abbracciamoci e baciamoci.
Facciamo fare un altro giro alla macchina di Santa Rosa.
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Perchè oggi la MIA bambina per la PRIMA volta HA CAMMINATO DA SOLA !!!!!!!!!!!!!!
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Da sola si è alzata da terra (questo lo aveva fatto anche prima), si è piazzata a gambe divaricate, mi ha guardato mentre le dicevo : Vieni, vieni e le porgevo le braccia e, nonostante fosse un pò scettica, si è buttata e ha fatto 2/3 passetti verso di me.
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Il tutto ripetuto per circa un milione di volte nel pomeriggio.
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Mamma e papà ne danno notizia gonfi d'orgoglio.
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domenica 23 agosto 2009

20 Agosto 2009: Un anno !


Un anno fa, oggi 20 Agosto, venivi catapultata nel mio mondo.

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Un anno fa pensavo che sarebbe stata una montagna: difficile ed ardua da scalare, ma una sfida lenta, costante, dove mi sarebbe stato possibile, ad ogni tornante, accostarmi al ciglio del sentiero per guardare il panorama.

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Invece sei stata un uragano: sei arrivata e, in un attimo, hai sconvolto tutto ciò che davo per scontato di me stessa e del mondo. Mio malgrado e per fortuna, mi hai trasformato in una me stessa diversa: non so se migliore o peggiore. Sicuramente diversa.

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Un anno fa sei uscita dal mio corpo per appropriarti del tuo e, con questo movimento evolutivo, hai inciso la prima "ferita" ad una madre che ha scoperto, da subito, quanto sarebbe stato difficile lasciarti crescere senza chiudersi nel proprio dolore dovuto dalla fisiologica, progressiva e inevitabile separazione tra un genitore e suo figlio.

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Un anno fa ero sicura di essere alcune cose e poi improvvisamente non lo sono stata più.

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Un anno fa ho provato il più dolce dolore, quello del parto, dove il miracolo della tua nascita mi ha fatto toccare la mia parte più animale.

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Un anno fa, nel provare il più dolce dolore, ho finalmente assaporato la mia parte spirituale e sono rinata, con te.

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Un anno fa ero sconvolta e rapita davanti alla bellezza di una neonata che, appena nata, sembrava già una bambina grande che, con le sue espressioni intense, ti scrutava l’anima.

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Un anno fa rompevi il muro della riservatezza e ti appropriavi di tutti i tempi. Come se ci fossi sempre stata.

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Un anno fa il tempo si fermava a quel 20 agosto, alle 22.11, perché un evento così grande non può che porsi come una frattura incidendo una traccia profonda che attira tutti i campi circostanti dilatandone l'importanza.
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Un anno fa mi innamoravo perdutamente di un nuovo essere umano e cominciavo a sentire questo struggente desiderio di contatto con te. Come se dovessi stare attenta a non perdere nemmeno un tuo respiro, nemmeno una tua risata, nemmeno un tuo pianto.
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Un anno fa venivo messa di fronte a tutte le mie debolezze e per la prima volta, venivo spinta a superarle non per me, ma per qualcun altro. Un qualcun altro che prima non c'era e ora, invece, era diventata la persona più importante.
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Un anno fa scoprivo di avere accanto un uomo forte, ma dolce, e pensavo alla tua enorme fortuna nell'averlo come padre.
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Un anno fa nascevi tu.
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E, in effetti, non trovo parole per definire quel senso di grandiosità e di enorme privilegio che provo nel conoscerti, giorno per giorno, e nel pensare che persona meravigliosa diventerai.
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Grazie per aver scelto me, per aver scelto noi. Felice primo compleanno, Paperotta.

mercoledì 12 agosto 2009

Intercontinentale? SI PUO' FARE !!!



Ce l'abbiamo fatta !


Non ci credevo, ma ce l'abbiamo fatta: siamo soprevvissuti al primo viaggio intercontinentale di Papera. In effetti siamo sopravvissuti così bene che quasi mi è sembrata una cosa "normale".


Sabato scorso ci siamo imbarcati per due voli (rispettivamente di due ore e mezza e otto ore e mezza) con la quasi certa consapevolezza che avremmo passato un venti ore di inferno.


Devo ammettere che ero pronta a "quasi" tutto: addirittura sono riuscita a corrompere il mio notevolmente incorruttibile pediatra a prescrivermi il Nopron nel caso di crisi isteriche della Papera a miglia di altezza da terra e sotto sguardo disperato/disperante di passeggeri in condivisione di piccoli spazi per molte ore.


Avevo preparato di tutto: giocattoli nuovi per effetto sorpresa (almeno una decina di minuti ognuno), pizza bianca a pezzettini per saziare la nota ingordigia, frutta in vasetto e frutta da schiacciare, pappe pronte da scaldare, ma anche qualcosa da poter mangiare freddo, thè deteinato in polvere per soddisfare le necessità di liquidi senza infrangere i criteri di sicurezza aerea, ma anche succhi, ma anche plasmon. Insomma: la qualunque.


Papera non dorme mai, figuriamoci se dorme in aereo, mi sono detta, dove, chiaramente, non ci hanno dato i posti in prima fila che invece hanno assegnato alla "solita" stronzona spocchiosa e snob con cane al seguito. Cane ovviamente "vestito" in maniera identica a lei (vestito rosso lei con brillantini, collare rosso il cane con relativi brillantini, bracciali e scarpe e borsa bianca lei, pelo e accessori bianchi per cane).


Per cui, stretti stretti (in estasi d'amor come decanta il famoso motivetto) in due posti con bambina di 11 kili e 76 cm in braccio, ero pronta all'Apocalisse.


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Invece...


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Papera ha rotto un pochino le scatoline a Fiumicino dove, a sua discolpa, c'erano due milioni di persone (quelle che, secondo i pronostici dovevanno essere sull'autostrada) ed, in più, si era beccata il vero raffreddore con moccoloni colanti che, certo, non rende nessuno tollerante al caos e alla alta pressione.


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Ed in aereo è stata bravissima: dormite le prime due ore di viaggio. Poi giocato alla "guarderia infantil" al primo aereoporto di scalo. Dormite le prime due ore del volo lungo. Mangiato. Giocato con passeggeri dietro e davanti. Aridormito due ore. Pianto durante ultimo atterraggio (insomma, poveraccia, queste orecchie prima o poi le dovevano fare pure male!!).

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Ho gridato al miracolo.

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E, soprattutto, mi sono detta che, alla fine, forse, come diceva il nostro solito amico nel notissimo film: si può faaare !

sabato 1 agosto 2009

Mia figlia la tunisina

L'inizio delle vacanze estive ha sancito una serie di cambiamenti per Papera.
Il primo, in ordine di presentazione, è il fatto che non vuole più mangiare al cucchiaino (o cucchiaio).
Un bel giorno, qualche settimana fa, ha detto "no" (accompagnandosi con il corretto gesto della manina ed un suono che assomiglia più ad un "nna") e ha scansato il cucchiaino con tutta la forza che poteva, creando un giusto disappunto nei vicini di ombrellone che si sono beccati porzioni di passati di verdure e carne in piena faccia.
Mi sono detta che non voleva mangiare.
E vabbè, alla fine è sempre stata una mangiona, magari, con l'estate, si vuole mettere a dieta anche lei.
Poi ho cominciato a notare che Papera indicava con una certa brama, tutto ciò che stavo mangiando io: pizza, cornetti, etc...
Ho provato a darle dei pezzetti ed ecco a voi la vera invasata: Uhh, uh..."dammi di più", sembra dire.
Il risultato è che ora Papera vuole mangiare solo con le mani: le mie, e preferibilmente cose da "adulto". Mi ha fatto bandire pappe e derivati che sembrano averla completamente stufata e ho cominciato a prepararle cose, magari sminuzzate, ma piuttosto comuni anche per noi grandi.
Ma sempre e praticamente solo con le mani.
E se fosse tunisina?

venerdì 31 luglio 2009

Eravamo chiusi per ferie

Eravamo chiusi per ferie, ma non lo sapevamo.
Siamo andate al mare, infatti, ma ci eravamo armate di pc, palmare con connessione permanente, varie ed eventuali, ma il "destino è quel che è" (diceva il nostro amico nel celebre film) e nulla ha funzionato. In più mi hanno rubato sia il palmare che le varie ed eventuali.
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In più Papera ha preso la febbre e siamo tornate prima.
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Insomma...un pò Fantozziane, ma siamo nuovamente qui.
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Nel prossimo post tutti i resoconti.
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martedì 14 luglio 2009

Eppur si muove...

Pensavo che il traguardo del gattonamento sarebbe stata una passeggiata, così come il fatto di fare i primi passetti..."che ci vuole, li aiuti e via..." , mi dicevo. Sinceramente non capivo nemmeno molto perchè le mamme dicessero di dover stare dietro ai gattonamenti dei figli a distanza ravvicinatissima...E poi tutta questa detta stanchezza...Mah!
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Ma come ho potuto ? Cooooome non mi sono potuta rendere conto ? Coooome mi sono permessa???
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Papera, che ormai da tempo gattona felice sculettando il suo caraibico posteriore, ha da poco compreso che può arrampicarsi da sola, non solo nel box come fa da mesi, ma su QUALSIASI superficie verticale. Liscia, ruvida, con maniglie, senza maniglie, bollente, gelida, etc etc... Credo che sotto sotto mediti di potersi muovere anche a testa in giù sul soffitto come Spider Man.
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Ora, questa sua velleità fumettistica richiede di starle al massimo a 10, 20 centimetri di distanza perchè se è vero che si muove da sola, è anche vero che ha una capoccia ancora bella grossa e pesante e che sfida di continuo la forza di gravità. In più nulla le interessa di più di cavi elettrici, prese della luce, fuochi accesi, lampadine e oggetti puntuti e spigolosi. Se può, ama appostarsi sotto il tavolo e sedie in punti dove solo lei può arrivare.
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In più gli arrampicamenti, i passetti tenuta per le manine e i gattonamenti non avvengono, come chissà perchè pensavo, in una successione ordinata e ragionevole (tipo a casa e nel giardino degli zii si, ma sul marciapiede sotto casa sulla cacca dell'alano no), ma in un caos permanente tendente all'entropia del tipo: sono in braccio,ma ora mi lancio a fare un passetto, ma poi mi allungo per terra e gattono e poi mi arrampico e mamma, dai, ancora in braccio....e via così...
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Vedete, io peso 50 kili scarsi e mia figlia, a nemmeno 11 mesi, quasi 11. Fate un pò voi la proporzione...

mercoledì 8 luglio 2009

Libertà

Dopo mesi di sacrifici "meteo-dipendenti", approfittando sia del lungo week-end romano che del nostro anniversario, finalmente abbiamo passato portato Papera fuori per un intero fine settimana al mare.
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Mentre era lì, allora, tra sabbia e giardini con erbetta morbida (e senza cacche di cani), libera di muoversi in spazi aperti e privi di barriere e/o ostacoli pericolosi per i suoi esperimenti di movimento (tra gattonamenti ed arrampicamenti), riflettevo su quanto diverso è il suo temperamento in queste situazioni.
Mentre, cioè, quando "chiusa" in quattro mura domestiche, Papera è spesso "agitosa", frenetica e quasi iperattiva (come atteggiamento, non come caratteristica clinica), nella completa libertà di muoversi, invece, è una bambina calmissima e, a tratti, quasi timida nei confronti degli altri bambini.
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Mi veniva in mente, allora, quanto bisogno hanno i bambini di sentirsi liberi di poter esplorare il mondo senza sentire "no, lì no...no, questo no", con quel tono di preoccupazione che inevitabilmente ha una mamma quando suo figlio si è arrampicato sul divano ed accenna a voler sperimentare la meccanica della forza di gravità. Oppure quando nel giardinetto trova il prodotto fecale del cane di turno il cui padrone si guarda bene dal raccogliere che "tanto siamo al parco".
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Quanto sarebbe bello, allora, avere, anche in città, tanti di questi spazi aperti dove i bambini possano agire liberi, senza paura di prendersi la lectospirosi o di ferirsi con ferri arruginiti o di cadere rovinosamente dal muro di cinta che delimita un'area giochi di 1m x 1m. Tra l'altro, è risaputo che queste esplorazioni favoriscono lo sviluppo neuropsicologico ed affettivo del bambino.
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Allora, perchè gli alti dirigenti delle nostre metropoli non si impegnano a favorire futuri cittadini intelligenti e maturi e non ci forniscono spazi e momenti adeguati per i nostri bambini?

martedì 30 giugno 2009

Seconda persona plurale/ 2



Avevo già pronto un altro post, quando, dopo averne accennato qui, ecco che oggi vivo la seguente scenetta:


Io: "Vengo a prendere Papera alle ore 15,00 che poi abbiamo il colloquio di orientamento con quelli del nido"

Nonna 1 (che oggi ha tenuto Papera per un paio d'ore, con sguardo verso la bambina): "Il nido, ah, già....povera bambina, mi sembra così piccola e lì ti vogliono portare"

Io: faccio finta di non aver sentito e continuo a giocare con la "piccola"

Nonna 1: "Ah (sospiro mesto)...così piccola...è così piccola..."

Io: "Infatti non ci va ora, ma a settembre, quando avrà già un anno"

Nonna 1: sospira


Passa mezz'ora circa e io sto cercando di preparare Papera per uscire. Mentre io raccolgo in giro le sue cose la nonna la tiene in braccio e le parla

Nonna 1: "Ah, questi vigliacchi (giuro, ha detto vigliacchi), ti portano al nido..."

Io: faccio finta di non sentire

Nonna 1: "Questi vigliacchi ti portano al nido...."

Io: "Senti, non le dire così, dobbiamo, al contrario, essere tutti solidali"

Nonna 1: "Tanto lei non capisce"

Io: "Il tono lo capisce benissimo. E noi la mandiamo al nido perchè pensiamo che possa essere qualcosa che le faccia bene e se le piace credo sia importante. Non la portiamo mica per abbandonarla".

Nonna 1: "Bhè" (tono e sguardo di forte disappunto)

Io: sguardo annientante

Nonna 1: (notevolmente risentita) bhè, allora io volevo fare una battuta....se non si può nemmeno fare una battuta !


AAARG !

sabato 20 giugno 2009

10 mesi !


Auguri Paperotta, che oggi compi 10 mesi!
In questi primi 10 mesi di vita tu hai imparato:
- a girarti, alzarti seduta, alzarti in piedi, gattonare e mangiare con il cucchiaino e bere con il bicchiere
- che ti piace il gelato, ma soprattutto il ghiacciolo
- a guardare Friends in lingua originale, ancora ed ancora
- ad andare sull'altalena
- a ridere a crepapelle, soprattutto quando vai in altalena e quando la tua mamma sculetta davanti a te
- a chiamare Mmmammma quando vuoi ottenere qualcosa
- a chiamare Papapa quando vuoi che il papà ti prenda subito in braccio e ti porti in giro
- a sorridere a tutti i passanti per farti salutare
- a fare "ciao ciao" con la manina, obbligando tutti a risponderti
- a fare le puzzette e subito dopo a ridere soddisfatta
- ad indicare dove vuoi andare con il dito
- a metterti sul passeggino come se fossi in poltrona a vedere un film (un pò tamarra anche)
- a fare la pipì nel momento in cui ti si toglie il pannolino e a scappare sul letto per non fartelo rimettere
- che i bambini sono tuoi simili e che potete parlarvi in uno strano linguaggio che conoscete solo voi
- che la mamma è quella che dà quei baci umidi a tutta faccia e che ne sta sempre a pensare una nuova, mentre il papà è quello calmo che ama tanto Stevie Wonder
- che Ben Harper è sedativo
- che "Generale" di De Gregori ti fà dormire
- che i dentini non ti fanno dormire
- che in generale dormire non ti piace e non ti capaciti del perchè si debba farlo quando è buio
- che il lettone di mamma e papà è la quintessenza della serenità
- che quei due sono pazzi, ma proprio pazzi di te
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Io, in questi tuoi primi 10 mesi di vita, ho imparato:
- che la tua faccia è lo spettacolo più bello del mondo e starei ore a guardarla
- che quando dormi metti la bocca con gli angoli all'ingiù
- che ti piace essere abbracciata
- che non ti piace andare in macchina
- che forse non è il caso di farti vedere Friends in lingua originale ancora ed ancora come quando stavi nella pancia
- che sei uguale a Marito, ma hai il sorriso di mio padre e il mio temperamento
- che ci piace stare "vicine vicine" la notte
- che farti ridere a crepapelle è grossa soddisfazione
- che così ti faccio ridere solo io, ah ah !
- che bisogna "curarti" le pieghe del collo come agli sharpei
- che un ciuccio può veramente salvarti la vita
- che sono gelosa di te molto più di quanto non sia stata di Marito
- che ti arrivano tutti i miei umori, buoni e cattivi che siano
- che sono orgogliosa di averti fatto fare quasi la "vagabonda" dai tuoi primissimi mesi di vita
- che questo è il viaggio più difficile, ma più incredibile che potessi immaginare
.
...che questi post melensi devono anche essere il frutto della stanchezza!

lunedì 15 giugno 2009

Gelosia

Mi vergogno un pò a scrivere questo post.

Si, insomma, dovrei essere contenta eppure ...

...Papera da qualche tempo ha iniziato a mostrare un lato del suo carattere che il labbrino lo fa fare a me: quando arriva il padre (a casa, ma anche dai nonni, ma anche per strada) io, non solo smetto di esistere, ma alla sopradetta prende una crisi isterica vera e propria se lui non le si lancia incontro e non la prende in braccio immediatamente...

All'inizio pensavo fosse solo una questione di quando sta con me e poi arriva lui, ma invece no, lo stesso trattamento me lo riserva:
1) se arriviamo insieme a casa dei nonni
2) se sta con lui e arrivo io
3) se passeggiamo e lei si volta a guardare entrambi.

Si, vabbè il rapporto padre-figlia e tutto quello che vi pare, ma io la stracoccolo, la curo, la nutro, la abbraccio, le canto le canzoni, la faccio ridere a crepapelle, riduco il lavoro all'osso per starci il maggior tempo possibile, la faccio addormentare, non la faccio mai stare più di 5 ore senza di me...insomma mi faccio un mazzo così e sono la mamma e lui, che la vede a mala pena 3 ore totali in tutto il giorno, è il suo idolo e il suo oggetto consolatorio?

Quasi la stessa cosa la fa con la nonna 1, quella che, appunto, se ne occupa quando sono a studio (poche ore, non tutti i giorni).

Ora, io capisco tutto: che se fa così è proprio perchè è sicura di sè, ergo della sua mamma che può dare tranquillamente per scontata e mettersi ad esplorare il mondo, che il suo temperamento socievole e coraggioso e che stabilisce relazioni facilmente l'arricchirà molto nella vita, che il padre non lo vede mai per cui quando c'è ci si attacca come una cozza....
...però...

....sob!

domenica 7 giugno 2009

Desiderio di duplicità

La nottata tra giovedi e venerdi Papera si è svegliata 250 volte.

In realtà niente di nuovo, ma è stata una di quelle nottate in cui al massimo riesce a dormire un'ora di seguito e poi passa il resto del tempo a lagnarsi (quando sta nel lettone con noi) o a piangere disperata (se sta nel lettino da sola).

Sommate avrò dormito quelle 3/4 ore che un tempo mi vrebbero stesa per due giorni.
Sveglia definitiva alle 6 con continue lagnette, per cui decido che, forse, è meglio andare a fare compagnia ai negozianti sotto casa che aprono alle 7,30 e, soprattutto, a cercare di assumere una dose di caffeina al bar.

Decidiamo che, allora, è meglio ottimizzare e ci rechiamo: dal fornaio, dal verduraio, dal giornalaio, in farmacia. Ci avventuriamo fino anche in pescheria perchè, che fai, non compri la soglioletta fresca che è venerdì? Già che ci sono compro cibo anche per Marito che si è messo a dieta e faccio anche una scappata al parco dove, ovviamente, vista l'ora, siamo le uniche sfigate.

Torniamo a casa e: metto a dormire la Papera per i suoi 20 minuti, lavo la verdura, preparo il brodo vegetale e il pesce per il suo pranzo, metto a posto un pò casa, gioco con lei che intanto si è svegliata. Mentre mi accingo a inserire l'ultimo piatto in lavastoviglie, mi accorgo che sono le 11 e sono riuscita a fare tutto. Tutto.

Ah, che bello, penso. Mi sale quella soddisfazione di aver tutte le cose "sotto controllo" e quella sorta di leggerezza mentale data dalla stanchezza. Ora, penso, mi posso rilassare. Volendo, se lei dopo pranzo si abbiocca, potrei anche farmi un sonnellino ...

Poi mi rendo conto e mi arriva una botta di consapevolezza.

Ma io, ora, devo andare a lavorare, cioè devo uscire, andare a studio e INIZIARE TUTTA LA MIA GIORNATA LAVORATIVA....

...Oddiomio.

mercoledì 3 giugno 2009

Maternal Hangover

Si, lo so che era fin troppo tardi per farlo.

So che c'è chi lo fa prima .

So che c'è chi lo fa spesso.



Ma io e marito non eravamo mai usciti di sera, insieme, per "divertimento" (fino ad ora l'unico tentativo era stata l'assemblea condominiale per presentarci al nuovo condominio...insomma una botta de vita!).

Lunedi, invece, mi lascio convincere perchè "E' ora...dobbiamo recuperare i nostri spazi...mi sento uno sfigato....voglio mangiare il risotto al nero di seppia...edddai, una seratina...".

Considerando i noti problemi di sonno di Paperotta, l'unica alternativa era di farla tenere alla nonna 1 (l'unica, tra l'altro, con cui lei vuole stare) a casa sua e di dormire, a quel punto, anche noi lì.

Quindi l'addormento io e poi usciamo.
A cena, finalmente. Io e lui DA SOLI.
A parlare, nostro malgrado, tutta la sera di lei ("ma perchè,hai visto quando fa i versetti così?...E quando fa i sorrisini cosà?"), ma, almeno a scolarci una intera bottiglia di vino bianco freddo(ormai i traguardi sono questi) , per accompagnare tutti i frutti di mare del mondo mangiati con il gusto di chi ha smesso di allattare e sta cercando di farsela prendere bene vedendone gli aspetti positivi.

Alla fine eravamo ciucchi, un pò rintronati anche dal cibo e dall'euforia della novità. In macchina mi faccio anche quel pisolino di qualche minuto che sancirebbe proprio la fine della serata: giusto il tempo di salire per mettersi a letto e continuare a dormire.

Invece...

Torniamo su che Papera si è appena svegliata e nonna 1 la sta coccolando. Io dico: "dalla a me che ora la stendo". E intanto continuo ad assaporare l'anticipazione del riposo dopo il relax della serata.

Ma Papera la sa lunga e avvia tutto il repertorio di mosse e gridolini giapponesi che manco il campione nazionale di Nippon Kempo. Risultato: tre ore di insonnia e tentativi disperati di farla dormire. Quando finalmente ci riesce, faccio la fantasia di almeno quattro ore di sonno e invece niente: alle cinque e mezza è sveglia come un grillo e reclama cibo ed attenzioni.

Il giorno dopo, martedi di festa della repubblica, pensavo di essere tornata indietro nel tempo, ai miei 20 anni, quando tornavo casa alle sei del mattino, dopo aver passato la notte tra superalcolici e musica unz unz. Solo che all'epoca i postumi della sbornia apparivano molto, ma molto più leggeri.

giovedì 28 maggio 2009

Stessa spiaggia, stesso mare



Ieri ho portato Paperotta, per la prima volta, in spiaggia.

Ho caricato lei, passeggino, pranzo, merenda, acqua, succhi, creme e cinquanta borse per ogni evenienza e convinto anche amica S. a caricarsi anche lei la sua bambina e le sue cinquanta borse per passare insieme due/tre ore sul litorale romano.

Mezz'ora di macchina per arrivare in uno stabilimento meravigliosamente deserto in un lavorativo giovedi mattina (meraviglie della libera professione).

Ombrellone, lettini e cappellini per il sole. Insomma attivato tutto il rituale per un'estate che si rispetti per poi scoprire che se tua figlia ancora non cammina la spiaggia è un pò più faticosa considerando che: 1) il passeggino di cui sopra sulla sabbia, appunto, si arena e con lui il suo contenuto, cioè Paperotta e suppellettili; 2) una bambina di 10 kili che non conosce il mare, alla vista dell'acqua si sovra-eccita, e si comporta come il famoso pollo-trota di Baricco e per tenerla in braccio devi fare ricorso a dei riflessi che nemmeno alla scuola di Nanto.
Però che goduria...
C'era quella calma estiva, quel poter perdere tempo, quel "vuoi un gelatino?Ma sì prendiamoci un gelatino mentre guardiamo il mare" di metà mattina e quelle aspettative di evasione e leggerezza che solo l'inizio estate può portare.
Allora nascono progetti di divertimenti e vacanze e condivisione con gli amici e di lontananza dai problemi che rimangono nell'afa e nel traffico di Roma.
Mentre pensavo tutto questo e mi godevo anche la fatica di una mezza giornata di libertà, al mare, con la mia bambina mi è venuta su la sensazione forte delle mie estati al mare da piccola, di tutti quei dettagli e di come mi piacerebbe che Paperotta potesse assaporare quelle emozioni legate, allora, a...
...uscire dall'acqua fredda ed avere qualcuno che ti aspetta con un grande asciugamano aperto, farti avvolgerti in questo e farti dare quelle energiche carezze che sì ti asciugano, ma, soprattutto, ti fanno sentire coccolato e contenuto
...guardarti le punte delle dita raggrinzite dall'aqua
...sederti avvolto nell'asciugamano e mangiarti il pezzo di pizza bianca che mamma ha portato da Roma
...sentire in lontananza, mentre sei mezza appisolata l'omino che grida "Cocco bello, cocco frescoooo"
...addormentarti sotto l'ombrellone con una sensazione di freschino ai piedi
...sudare e sudare sotto il sole mentre scavi il fosso del tuo grandissimo castello di sabbia
...usare il sedere del tuo amico per costruire la pista di biglie
...giocare a racchettoni
...stare ore a saltare le onde che si rompono a riva
...pregare mamma di poter fare il bagno che "sono passate già le tre ore"
...caricare in macchina secchiello, paletta, pallone gonfiabile, canotto e materassino
...cantare a tutto spiano, e per tutto il tragitto, "Tutti al mare, tutti al mare"
...rimanere fino al tramonto che mamma è una romanticona
....sentire la pelle che tira alla fine della giornata perchè il sole l'ha bruciata
...addormentarsi la sera, distrutti, ma della "stanchezza bella" : quella della felicità e della leggerezza d'animo.
Insomma, "per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare".



martedì 26 maggio 2009

Seconda persona plurale



Le nonne di Paperotta hanno un problema grammaticale.

Mancano della seconda persona plurale.

Proprio non ce la fanno, possono usare solo la prima personale plurale.

Nonna 1, nonchè la madre del padre di Paperotta:
"Noi dovevamo chiamarla così, non così"
"Noi stiamo proprio fornendole degli stimoli adeguati"
"Siamo stati fortunati con Paperotta: la prima febbre la ha presa a sette mesi
"

"Noi non la vogliamo mandare al nido prima dei due anni, no? Non se ne parla proprio!!"


Nonna 2, nonchè mia madre:
"Visto che abbiamo deciso di comprare la cucina così e così"
"Quando andiamo a parlare con i nuovi condomini, dobbiamo dirgli questo e questo
"

"Noi dobbiamo dare alla bambina questa stanza, è la più luminosa"

Nonna 1 è completamente concentrata su Paperotta, nonna 2 sul fatto che stiamo effettuando i progetti di ristrutturazione per la nuova casa, ma la sostanza è la stessa: un deficit che impedisce a entrambe di usare il VOI (tu e Marito) e che fa in modo che usino solo il NOI.


NOI??????

MA NOI SIAMO NOI, NON VOI !!

Ora, io posso anche capire l'entusiasmo per la nuova arrivata (la prima nipotina in tutte le famiglie), ma mi stupisce che siano solo le donne ad adottare questo atteggiamento che poi mi sembra proprio il manifesto di questa attitudine per la quale una volta che sei stata madre, sei automaticamente investita del ruolo di madre per tutte le generazioni a venire. In una maniera, tra l'altro, sicuramente migliore della madre di ruolo che in quel momento sta espletando, forse per la prima volta, questo difficilissimo compito.


Non so, mi sembra che si crei una sorta di accaparramento della maternità e della progettualità che questa porta con sè ed una conseguente competizione tra femmine forse proprio per il fatto che, secondo me, non ci può essere più di una madre in una sola famiglia per cui quella che si sente minacciata nel ruolo, reagisce e si difende.


In maniera quasi animale, come una tigre che difende il suo territorio ed i suoi cuccioli, la mamma-tigre (che allora sarei io) contrattacca (o almeno così vorrebbe) e comincia a dare zampate...


Care nonne, perchè non evitiamo di arrivare alle zanne e, come i tempi scandirebbero, non vi fate da parte cercando di espletare il vostro ruolo, pur importantissimo, ma senza interferire così tanto? Sarebbe bello, allora, correre da voi per consigli saggi dati dall'età e dall'esperienza, senza temere di esporre il fianco al "ratto" del figlio...


Il figlio...


Che, appunto, per voi è nipote e non figlio.

lunedì 18 maggio 2009

Annunciazione Annunciazione ! Sottotitolo: mamma, se non ce la fai tu...ce la faccio io!

Squillino le trombe...suonino le campane....prendiamo a spalla la Macchina di Santa Rosa e rechiamoci in processione per le vie della città....

...perchè stanotte, tra il 17 ed il 18 Maggio, Paperotta ha dormito, per la prima volta tutta la notte, dalle 20,30 alle 5,30 e nella sua stanza, nel suo lettino, da sola!!
Dalla incredulità (e chiaramente dall'ansia) io, invece di approfittare della situazione, non ho fatto che fare da spola tra la nostra camera e la sua per scoprire che:
1) sono contenta che, forse, potremmo cominciare ad avere delle notti più decenti d'ora in avanti (per delucidazioni sullo stato notturno precedente, vedi post sul sonno ragionevole)
2) in realtà mi è mancata tanto tanto nel lettone (ma questa parte meriterà un post a parte) e quando, alle 5,30 la ho abbracciata e le ho messo il naso tra le pieghe del collo e ho sentito quel suo odorino speciale, mi sono sentita come a casa...

Però è stato un regalo speciale quello che la Papera ci ha fatto e penso che, forse, cominciare a vederla e sentirla maggiormente autonoma aiuterà anche me a cominciare ad avviare un progressivo svincolamento dalla simbiosi con lei.
...
Veroooo?

giovedì 14 maggio 2009

Siamo uomini o caporali?



Il post di Erounabravamamma sulla seduttività della sua Pupa, mi ha ricordato una scena veramente accaduta:


Sono con un gruppo di amici di un paesino d'Abruzzo. C'è una coppia che ha un bimbo di circa 4 anni. Il bimbo è il "Ras della fossa" del posto: molto sicuro del proprio spazio nella comunità, si atteggia a vero macho. E' vestito tutto in jeans e non fa che mostrare agli altri gli occhialoni da sole che gli ha regalato la mamma.


Arriva un'altra coppia con bimba al seguito di circa 3 anni. La bimba è vestita con tuta rosa, mollettina rosa tra i capelli ed ha una borsetta rosa pure quella.


Come arriva si avvicina al maschietto e cerca di interessarlo al suo "prezioso" oggetto:


"Vedi che bella bossetta che c'ho?"


Il maschietto si mette gli occhiali da sole e si gira dall'altra parte


"Guadda, guadda, ci sono 'e mollette, 'e matite cooate, pue bamboina", continua lei


Il maschietto si sposta verso di noi e acchiappa il pallone da calcio, chiaramente mostrando un certo "fastidio" per tutti questi tentativi della bimba. Si allontana dal gruppo.


La bimba allora lo osserva, poi gli si avvicina, gli mette le due manine sulle orecchie e...

SMACK: gli molla un bacio in piene labbra, al che lo riguarda dritto negli occhi e se ne va verso gli altri adulti presenti.


Il bambino si guarda intorno molto perplesso, fa un'espressione da semi ebete O_O (ooohh...), lancia gli occhiali alla mamma e comincia a rincorrere la bambina "disperato", chiedendole di andare a giocare con lui.


La bambina, ovviamente, se ne guarda bene e se ne va con aria soddisfatta, sapendo di avere ormai in pugno il pischello.


(...)


Ancestrali. Le dinamiche seduttive e le loro conseguenze sembrano essere radicate nei geni XY che determinano il sesso. O no?

mercoledì 13 maggio 2009

Autonomia

Dopo la disavventura della tata e le sue conseguenze , ho seriamente preso in considerazione l'idea (maturata nei periodi peggiori di tensione con la suddetta) di mandare Paperotta al nido a settembre. Piuttosto che dover vivere di nuovo quel calvario, infatti, forse preferisco una struttura dove il personale sia competente e qualificato e dove, mi auguro, ci sia una minore possibilità di trovarsi in mezzo alle dinamiche patogene in cui mi sono trovata con la stronzona citata.


In più Paperotta praticamente si lancia fuori dal passeggino ogni volta che vede un bambino (che, peraltro, difficilmente se la fila) per cui ho dedotto che sia un pò stanca di stare con noi "babbioni" e cominci ad essere molto più interessata ai suoi pari.


Mi armo di lista fornita dal municipio dove andremo ad abitare tra poco ed inizio a chiamare per conoscere disponibilità e possibilità di visita.


"Signora, ma ormai è tutto pieno, le iscrizioni si sono aperte e chiuse a febbraio" (Carpe diem)


"Signora, siamo pieni da dicembre, ma se vuole c'è una lista di attesa per il 2010-2011" (2010-2011????)


"Signora, sì abbiamo ancora un paio di posti, può venire a visitare la struttura solo dalle 10 alle 10.30 del mattino" (Ari Carpe Diem)


"Signora, si abbiamo posto, la retta è di circa 650 euro al mese" (ah, come sarà bello ricordare quando potevo permettermi di mangiare!)


"Signora....ah ah ah ah ah!" (?)


Finalmente riesco a trovare la prima struttura disponibile. Dicono che ho anche più di 30 minuti al giorno per visitarla, quindi mi incollo Paperotta con tutti i suoi gadgets e andiamo all'appuntamento.


In una torre. Una torre. Una casa con muri circolari e scala a chiocciola interna come unica entrata. A casa mia si chiama torre. Lascio il passeggino in fondo a quella che sembra la casa di Raperonzolo, mi incollo 10 kili di Paperotta e, mentre ansimo, mi chiedo quale genio ha pensato di fare un nido in una torre quando, tipicamente, i bambini a quell'età non camminano ancora o hanno appena iniziato. E soprattutto come il municipio possa avergli concesso il permesso...


Arrivata in cima la signora/proprietaria della torre mi fa entrare in uno stanzone:


"Qui, è dove giocano, qui è dove mangiano ed in quel giardino (l'aiuola della torre di 2mx2m) si divertono. Poi lì (angolo buio con 5/6 lettini da campeggio grigi e bui pure loro) è dove fanno il riposino"


Santoddio. Piuttosto che lasciarla in questo lager smetto di lavorare.


Trovo un'altra struutura e ho 2 ore la mattina e 2 ore il pomeriggio per visitarla (4 ore, ragazzi, che lusso).


Vado. Sembra il regno delle fiabe. Ci sono le ambientazioni fantastiche, i colori, un giardino enorme con addirittura i gonfiabili e le educatrici sono colorate pure loro. Sono convenzionati con l'università e organizzano attività e introduzione alla seconda lingua. Io e signor Marito siamo affascinati. Infatti, ventiliamo la possibilità di andarci noi e lasciare Papera dai nonni.


Ci penso ci penso e poi, ieri, procedo all'iscrizione. Mentre aspetto di riempire i moduli, faccio tutta una menata alla coordinatrice sul valore dell'autonomia, su quanto mi aspetto che la bimba sia aiutata in questo dal nido, etc...Insomma mi sono annoiata da sola. Mentre firmo, mi sovvengono un paio di dubbi:


"Senta, volevo chiederle, visto che io lavoro soprattutto il pomeriggio, posso portarla in tarda mattinata'"


"No, signora, al massimo alle 9,30, che alle 10 iniziamo le attività. Siamo una scuola e non una ludoteca. Se la porta a quell'ora scombussola tutte le attività strutturate"


"Uhm...e posso venirla a prendere prima delle 15.30?"


"Non le consiglio di prenderla prima delle 15.00 perchè fanno il riposino fino a quell'ora"


"Uhm...allora posso prenderla prima che inizi il riposino?"


"Eventualmente sì"


"Allora posso portarla per le 10 e venirla a prendere alle 12.30 !"


"Signora, scusi se mi permetto, ma è sicura di volerla iscrivere all'asilo? E' sicura di volerla già autonoma? "

Già...sono sicura?

Autonomia e dipendenza: che ambivalenza !


domenica 10 maggio 2009

Festa della mamma



Oggi è la mia prima festa della mamma.
Fino ad oggi, sinceramente, mi sembrava una cavolata. Un pò perchè mia madre è una che raramente si è ricordata sia il mio che il suo compleanno (e quindi figurati un giorno come questo), un pò perchè mi è spesso sembrata una di quelle ricorrenze da "lavoretto alle elementari" che mi metteva tanto a disagio quando ero piccola.
Invece oggi la mia bimba di otto mesi (affettuosamente, e da epoca fetale, soprannominata Papera), dopo avermi tenuta sveglia per tutta la notte fino alle 5, orario in cui ha definitamente deciso che era terminata la notte, per la prima volta mi ha "festeggiata". Così lei ed il papà mi hanno portato: rose rosa da parte di Papera e rose rosse da parte di lui, cornetto al cacao e cappuccino e l'ultimo numero di Vanity Fair da leggere immersa in un bagno caldo. Per una mattinata tutta per me in cui mi sono potuta (finalmente!) rendere più carina, prendendomi il tempo necessario (ormai è necessario!!) per farlo.
Alla fine del processo, nonostante le poche ore di sonno, mi sono sentita bene: bella, amata e coccolata.
Il che, oltre a confermarmi di avere accanto un uomo sensibile e tenero, mi ha fatto riflettere su quanto le ricorrenze siano importanti per celebrare chi ami. Per ricordargli l'importanza che hanno nella tua vita e per scandire i tempi e gli spazi di quest'ultima in maniera che sia fatta di passaggi, di movimenti e di fasi che, se non sottolineate, rischiano di perdere la loro rilevanza.
Insomma, i rituali forse contano più di quanto non ci si renda conto...
Spero proprio che abbiate passato una buona festa della mamma. Auguri !

mercoledì 6 maggio 2009

Nanny from hell 2



Stavo per scrivere un post per dire: "ce l'ho fatta, la ho mandata via!" e invece vengo a sapere che quella ####@@@#### della famoda tata (vedi post precedente) mi avrebbe fatto anche una vertenza sindacale (chissà dicendo poi cosa che era la domestica maggiormente messa in regola del mondo)...quindi mi toccherà pure ricordarmene quando riceverò questa ipotetica diffida ...
Che molte coliche-intestinali-improvvise-ed-in-pieno-centro-senza-utilizzo-del-bagno la colgano !!!!!

mercoledì 29 aprile 2009

Nanny from hell



Sono una mamma che lavora.


Per necessità, allora, ho da subito cercato come potermi organizzare per poter "gestire" la bambina durante le mie assenze. Considerato che, da sempre, detesto che mi si dica cosa devo fare e come devo farlo e le nonne spesso tendono a farlo, ho sempre accarezzato l'idea di assumere una tata/colf fissa, diciamo per i primi due anni di vita della bambina.


Dopo colloqui e colloqui con improbabili ragazze e donne disponibili, avendo anche dovuto mettere a bada gli entisuasmi di mio marito per una ragazza della mia età di orgini colombiane i cui unici requisiti in possesso erano di essere stata eletta tipo "miss bagnetta bagnata" ed avendo dovuto spiegare al suddetto marito che ciò non rappresenta proprio una voce che tranquillizza la madre/moglie in pieno baby blues che si sente attraente come uno scaldabagno, "finalmente" troviamo la signora in questione.


Polacca, 52 anni, due figli grandi, apparentemente molto gentile e, credetemi, al di fuori di ogni possibile "tentazione".


Presa dall'entusiasmo, la assumo, con vitto e alloggio, sottostando praticamente a tutte le sue richieste manco fosse Princess Diana. Tra il contratto, i contributi, il TFR etc...praticamente guadagna più di me.

"Sai, o mi dai 1000 euro netti al mese, o mi dai più tempo libero"

"1000 euro netti non te li posso dare, ma prendi più tempo, non c'è problema"

"Sai, io a dicembre vado in vacanza in Polonia, per cui posso venire solo dopo"

"Va bene, ci vediamo dopo"

"Sai, io non mangio verdure vostre, mangio solo patate"

"Va bene, non le mangiare. Qui ci sono le tue patate"

"Sai, io non bevo acqua, bevo solo thè o succhi di frutta"

"Va bene, questo è il thè che volevi e qui ci sono i succhi di frutta"

"Sai, io mangio sempre marmellata"

"Va bene, dimmi quale marmellata vuoi che te la compro"

"Sai, io ho i miei metodi per pulire casa, quindi uso solo quelli"

"Va bene, fai un pò come sei abituata"

"Sai, con i TUOI soldi ho comprato tutti i materiali nuovi per pulire che i tuoi erano scadenti"

"Va bè, mi sono costati un occhio, ma se questo serve a lavorare meglio"



E così discorrendo.


Man mano che le settimane passavano,mi accorgevo che queste sue richieste non erano solo dei bizzarri atteggiamenti, ma proprio delle caratteristiche permanenti di personalità.

"Scusa, quando hai tempo, potresti togliere la polvere dalla camera della bambina (7 mq)"

"####@@@#@#@#@######@@###"

"Scusa potresti farmi una spremuta d'arancia quando hai tempo ?"

"##@#@###@@@@## Non te la puoi fare da sola?"

"Guarda, ti ho portato dei dolci che mi hai detto che sono la sola cosa che ti piace"

"####@@@@##@@ Non sono buoni, li hai presi da una pasticceria dove non sanno lavorare"

"Guarda, ho trovato il pane al sesamo che mi hai detto che è l'unico che mangi"

"###@@@@###@@@ Questo sesamo non è normale"


Nonostante tutto mi sembrava che andasse molto d'accordo con la bambina (sempre, comunque, sorvegliata anche da qualcuno della famiglia) per cui non me la sono mai sentita di mandarla via.


L'altro giorno, poi:

"Senti, io in primavera ed estate la sera non mangio più cose calde. Io voglio mangiare solo fragole e panna e yogurt. Letizia, quando andiamo a comprarle? "

"No, scusa, ma fragole e panna per cena è proprio un vizio. Se vuoi mangiare questo te lo paghi con i tuoi soldi"


L'Apocalisse.


Pianti, opposizioni, richieste di altri soldi.


Incredibile. Se mi fossi comportata così io quando avevo un capo, mi avrebbero cacciata a pedate.


Invece io ho pure difficoltà a licenziarla.


mercoledì 15 aprile 2009

E il sonno ragionevole ?


All'inizio è stato questo mio problema con la separazione : di ritorno dall'ospedale, per tentare di "recuperare" una ipotetica frattura provocatami/ci dal personale del nido della struttura dove è nata A., la tenevo sempre sulla pancia e lei sembrava voler/poter dormire solo lì. Da quell'istante, come si tentava di metterla giù nella sua culla o nella carrozzina, ecco che A. tirava fuori un repertorio di urli e strilli che manco la stessimo sgozzando per farne il brodo. Ed io, che ho una tolleranza al suo pianto pari allo zero assoluto, mi nutrivo di spiegazioni che si rifacevano alla necessità di continuità tra vita intra ed extra uterina, ai campi energetici fragili nei primi 40 giorni di vita, alle culture che tengono i bambini attaccati al corpo e cuore della mamma per i primi tre anni, per non parlare di quelle che prevedono che i neonati non siano toccati se non dalla mamma e dal papà per un tempo sufficiente a farli adattare alla vita terrestre (ammesso che qualcuno ci riesca). Insomma, il risultato era quello che A. voleva stare solo in braccio (o dentro la fascia con il papà) e non c'era alcuna possibilità di dormire se non "appiccicaticci".


E non è che non mi piacesse, anzi, lì è nata la difficoltà. Con questo mio piacere estremo che provo nello stare così vicina alla bambina, si è creato una sorta di corto circuito: rendendomi conto che "dovevo" insegnarle a stare sdraiata da sola, cercavo di metterla giù evidentemente con una ambivalenza tale che lei lo percepiva e reagiva con i pianti e gli strilli di cui sopra.


Le prime settimane le abbiamo passate così.


Nel frattempo, però, mi saliva l'ansia perchè sapevo di dover ricominciare a lavorare presto (libera professione) e mi preoccupava che lei non fosse abbastanza indipendente per poter dormire anche separata dal mio corpo. Avevo già letto di tutto sul sonno durante la gravidanza, ma avevo lasciato da parte tutte le teorie sul decondizionamento comportamentale (tipo "Fate la nanna", per intenderci) : un pò perchè non credo che risolvano il problema, ma creino solo una sorta di rassegnazione nel bambino (e ora si apriranno dispute sull'argomento, ma tant'è...) piuttosto che una reale abitudine al buon sonno, un pò perchè IO non reggo a sentire piangere A., soprattutto di notte, magari dopo averla messa a dormire 5/6 volte.


Allora mi sono spostata sui suggerimenti della famosissima Tracy Hogg nel libro "il Linguaggio segreto dei neonati", quando parla del Sonno Ragionevole: cioè di quelle pratiche per insegnare al bambino ad addormentarsi anche da solo, ma consolandolo e prendendolo in braccio quando piange. Da brava scolara, allora, ho tentato di stabilire delle routines e di creare dei rituali di addormentamento. Il risultato è stata una settimana di passione con me che prendevo e mettevo a dormire A. circa 25 volte di giorno e 50 di notte e la schiena letteralmente a pezzi (vorrei sottolienare che A. solo alla nascita pesava 4 kili e 300 grammi!!!).


Poi il miracolo: nonostante le routines sconclusionatissime (me la sono portata sempre con me a lavoro per poterla allattare e, poveraccia, spesso secondo me manco sapeva dove fosse), A. aveva preso questo appuntamento fisso con il sonno notturno alle 20.30 esatte. Ero felicissima e mi sentivo veramente una figa...e dai a dire alle amiche come ero stata brava, etc...Riusciva a dormire per un paio d'ore di seguito e già mi sembrava una cosa grandissima.


Mi dicevo: è perchè prende il mio latte che non dorme per più di due ore, vedrai che dopo passerà.


Poi siamo passati alla aggiunta artificiale. Siamo passati a vederla sveglia ogni ora. Per tuuuuuutta la notte. Per settimane lunghissime. Ero un vero cadavere. Le davo da mangiare, non le davo da mangiare, niente sembrava funzionare.


Poi la ho rimessa nel lettone appiccicaticcia a me: A. ha cominciato a dormire un pò di più. Ecco, a me quello mi sembrava un Sonno Ragionevole: dormi un pò dove ti pare, basta che dormi/iamo. Pensavo di aver raggiunto l'Eden sentendo finalmente nuovamente i miei pensieri, senza quel ronzio permanente della testa pesante d una notevole dipendenza dalla Tachipirina.


Fino a quando non è stata male e le si sono tipo "resettati" tutti i parametri: ora dorme nel lettone, appiccicaticcia a me o al padre (che ormai praticamente abbiamo bisogno di darci appuntamento in cucina o nel ripostiglio per poter stare due minuti da soli) e si sveglia di continuo. In più, si è impossessata completamente del letto e, a meno di otto mesi, dorme a "quattro di spade" occupando 3/4 del letto...stanotte quei 45 minuti di seguito li ho dormiti con i suoi piedi sul naso.


In effetti non mi sembra tanto ragionevole ...


venerdì 10 aprile 2009

Sensibilità Mammesca


Quando ero piccola mio padre diceva che quando ti nasce un figlio ti nasce una sorta di sesto senso: una dimensione della percezione che ti tiene costantemente in collegamento con tuo figlio e le sue sensazioni, qualunque cosa tu faccia ed in qualunque posto tu sia. Qualcosa che probabilmente ha a che fare anche con le necessità di sopravvivenza dei "piccoli d'uomo" che obbliga gli adulti a prendersi cura di loro.


Mio padre è un uomo con forti tendenze intellettuali. Si trova spesso a ricondurre le proprie sensazioni a spiegazioni razionali.


Io fino a qualche tempo fa gli assomigliavo molto.


Poi sono rimasta incinta e tante cose sono cambiate.


Improvvisamente ho vissuto un evento in maniera così corporea e viscerale che qualcosa si è rivoluzionato nel mio modo di sentire e percepire il mondo.


Non so nemmeno spiegare cosa sia, ma è come se l'attesa di A. e la sua nascita abbiano spalancato dei canali: così il mondo mi sembra che abbia odori, colori, suoni più intensi e netti. E le emozioni vengono fuori ancora più amplificate: la gioia è più gioia, il dolore è più dolore.


Ma quello che ancora mi stupisce di più è questo strano fenomeno della comunicazione inconsapevole tra me e lei: alle volte, ad esempio, lei sta dormendo bene e profondamente (evento più unico che raro) ed io mi sveglio con la sensazione netta che lei si stia per svegliare. E in maniera quasi scientifica, lei si sveglia dopo pochissimo, quasi come se io avessi "sentito" che lei stava per passare da una fase di sonno all'altra o lei avesse percepito che io ho aperto gli occhi.


E non è una questione razionale, non lo posso spiegare, ma mi sembra ci sia questo canale extra che, alle volte, mi fa sentire con chiarezza ciò che sta succendo in lei (o tra noi). Non so come, ma semplicemente "lo so" ("le mamme lo sanno"?).


Peccato, però, che spesso, ancora, questa razionalità testona si metta in mezzo a farmi dubitare di tali preziose sensazioni...

...e una fastidiosa insicurezza mi rapisce.

martedì 7 aprile 2009

Grande Madre Terra


La Grande Madre in mitologia è la divinità femminile primordiale, dispensatrice di vita, quindi generatrice e nutrice, così come di distruzione e dunque di morte. E' un archetipo di una potenza ed ambivalenza straordinaria. La Grande Madre Terra è una delle possibili impersonificazioni di questa simbologia. In sè vita e morte sono correlate, inspiegabilmente e ancestralmente: nascere vuol dire uscire dal suo ventre e morire è ritornare alla terra.
Inspiegabilmente, allora, la Terra trema e causa distruzione.

E dolore.

E morte.

Ed in maniera quasi ineluttabile i suoi figli soccombono a questa potenza nei confronti della quale l'intelletto appare quasi privo di forza. Infatti, non riusciamo a spiegarci la tragicità dell'accaduto.


Io possiedo solo il dono dell'intelletto con il quale non riesco a venire a patti per razionalizzare l'emozione del dolore per il terremoto che, per motivi vari, ha toccato persone molto vicine al mio piccolo mondo personale. E nella finitezza della mia persona una rabbia sale e non la so spiegare...e non credo abbia solo a che fare con le polemiche su "quanto si poteva fare per evitare o prevenire"...


...se poi si muore a 17 anni sotto le macerie di casa tua.






venerdì 3 aprile 2009

Separazione


"Un'ultima spinta e ci siamo...dai, ancora una ed esce..."


Ero preparata al dolore fisico del parto. Ero preparata a favorire le contrazioni, a respirare per facilitare la dilatazione, ed ero anche preparata ad accogliere A. (affettuosamente chiamata Paperotta) alla vita con noi. Pensavo che tutta la fatica dell'attesa, tutte quelle notti insonni nell'anticipare l'evento della "venuta alla vita" avessero a che fare con la paura del dolore e l'ansia della grandiosità. Mi ero data la possibilità, allora, di meditare, di rallentare anche i miei ritmi, di leggere per poter vivere quel momento della sua nascita con la curiosità con la quale si conosce una persona nuova. Ero anche preparata alla possibilità di vivere sulla mia pelle le ambivalenze e le ombre che una nuova vita porta con sè. La dedizione totale e la fatica. L'ansia. Immaginavo che avrei dovuto fare uno spazio nuovo in una coppia molto solida e felice e che, forse, tutto ciò non sarebbe stato indolore.


Non ero preparata, invece, all'idea della separazione. Alla sensazione anche fisica della separazione. Non ero preparata al fatto che quella spinta finale a quel processo lungo e (diciamolo!) anche doloroso, tutto finalizzato a concretizzare la nascita di Paperotta, avrebbe anche realizzato la prima separazione tra me e lei. Tra lei, che fino all'istante precedente era parte del mio corpo, che respirava e si muoveva attraverso il mio respiro ed il mio movimento ed io che con incredulità costante ero diventata portatrice di un evento che evidentemente ha una sua potenza naturale, indipendente, spesso, dalla nostra volontà.


Improvvisamente, nel momento in cui c'è stato quel "pluf" che l'ha catapultata nel mondo e quella recisione di cordone, tutto è cambiato (per chi deve affrontare per la prima volta il parto: quel "pluf", quell'istante in cui l'ho vista uscire fuori, rimane l'istante più bello e più intenso della mia vita). Ci ho messo un pò a realizzarlo, complice il fatto che Paperotta si è attaccata subito al seno e le prime ore dopo il parto le abbiamo passate così: abbracciate sotto le coperte , lei attaccata al seno fino a quando non ci siamo addormentate entrambe. Complice, dunque, una sorta di dolce illusione di continuità tra il prima ed il dopo, rotta poi da una intrusione esterna di un rooming-in promesso e mai realizzato.


E' stato a partire da quel momento, allora, che ho cominciato a sentire questa sensazione di struggimento, una sorta di dolore interiore e di mancanza quando "mi portavano via la bambina" (perchè è così che lo ho vissuto, come un "ratto") . Come se non riuscissi a capacitarmi del fatto che lei era, ormai, un'altra persona e che quella simbiosi, non solo psichica, ma anche fisica, era terminata.


Il baby-blues, allora, io lo ho vissuto secondo questa modalità: una malinconia di quella pienezza di vita, di realizzazione e di sorpresa che la panciona mi aveva fatto vivere. Tornata a casa, quando vedevo una donna in gravidanza mi saliva questa commozione e mi sembrava quasi di dover recuperare vicinanza con la mia bambina.


I prim tempi, allora, sono andati così: con io che tenevo Papertotta attaccata al cuore ed alla pancia il più possibile, in una sorta di "marsupioterapia" che avevo la fantasia fosse utile a lei per non sentire troppo la frattura con l'eden della vita intrauterina e che invece, mi comincio a rendere conto solo ora, forse era principalmente una mia necessità.


Man mano, poi, le necessità di una mia ripresa lavorativa piuttosto rapida e, dunque, il bisogno di affiancarmi ad altre figure che mi sostituissero durante le mie assenze (seppur brevi) non ha fatto che amplificare questo vissuto di una separazione non voluta, quasi forzata e vissuta con difficoltà.


Comincio a sentire solo ora, solo dopo aver potuto rielaborare ciò che è avvenuto dentro di me, vedendola come una allegrissima e socievolissima bambina di 7 mesi e mezzo ed avendo avuto il tempo di processare quel primo distacco, che riesco a vedere con maggiore lucidità e serenità la cosa: che si tratta e si tratterà di poter tollerare una separazione dopo l'altra, in una costante acquisizione di sempre maggiore indipendenza che la renderà un individuo maturo ed autonomo.


Che da quel primo momento in cui hanno tagliato il famoso cordone ombelicale, si tratta di esserci sempre per poter poi indietreggiare sempre più fino a quando non avrà completamente introiettato la mia figura e funzione e, dunque, potrà fare completamente a meno di me.


Generosità materna sarà anche questo?

giovedì 2 aprile 2009

Mamme Bloggers

Sono approdata all'idea di aprire questo "spazio" grazie a un blog che seguo e che vi raccomando caldamente di leggere se: i) siete incinte, ii) siete mamme di bambino piccolo, iii) volete farvi due risate. Tramite il suo blog l'autrice, famosa sotto il nome di Wonderland, mi ha inconsapevolemente "iniziato" al meraviglioso mondo delle mamme bloggers.
Un mondo incredibile.
Un mondo sommerso di solidarietà virtuale, scambi di informazioni, condivisione di esperienze. Su e giù nello stivale, "dal Manzanarre al Reno", mamme di diverse età e provenienza si scambiano commenti e si confrontano su temi più o meno leggeri e che segnano incondizionatamente ognuna di noi.
Il risultato?
Una rete di sostegno ed esplorazione che, ancora più incredibilmente, si appoggia su un terreno virtuale.
Per me e ciò che sono, ciò ha realmente del fantasmagorico.

mercoledì 1 aprile 2009

Incipit

"Ci sono mamme belle e pettinate che alla fine della giornata, dopo aver diretto un consiglio di amministrazione, sono ancora più profumate e sorridenti mentre preparano il centrifugato di verdure biologiche e sfornano la torta al cioccolato per i loro bimbi belli e pettinati che dicono sempre 'grazie' e 'per favore'.

Poi ci sono le altre.

Quelle che si sentono stanche e inadeguate, che rimpinzano i loro figli di hamburger surgelati, merendine confezionate e cartoni animati, che non hanno voglia di portarli ai giardinetti per non dover parlare con le altre mamme (quelle belle e pettinate)..."

Stephanie Calman "Confessioni di una madre imbranata"
Ecco, questo è l'incipit del mio blog. Perchè, forse, inizierei da qui.
Dal descrivere come mi sento da quando questa avventura è iniziata: sempre nel tentativo di arrancare da qualche parte e sempre in difetto per qualcosa.
Ma, con calma, ne parleremo.
Non so niente di blog e del suo galateo, ma provo e vedremo cosa succede.
Intanto faccio ciò che sto tentando con la mia bambina da quando è venuta al mondo: comunicare.