giovedì 30 dicembre 2010

La vita è adesso

Mia figlia ha due anni e quattro mesi.
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"Papà, dai la mano"?
"Tieni, Bambola"
Io: "vedi, Bambola, dicono che questa sia la linea della vita, questa quella dell'amore e "...
"Papà, sei contento"?
"Si , amore, solo molto contento"
"Sei felice"?
"Si, sono felice"
"Si, ma sei felice di essere con noi"?
... ?!
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Io lo giuro che ha detto esattamente così. Ma questi bimbi non saranno, in realtà, solo dei nani di 40 anni?

sabato 25 dicembre 2010

Eleonora

Aveva la pelle olivastra e gli occhi quasi neri.
Era bella, intelligente, acuta e a volte sarcastica.
Credeva in Dio: un Dio forte, ma anche ingiusto, al potere del quale sembrava sottomettersi con grande fede.
Ma era sanamente triste e spaventata.
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E' arrivata da me un anno fa, proprio in questo periodo, e mi ha detto di volere fare un "percorso" per le brutte sensazioni di panico che viveva la notte, quando la paura della morte veniva a trovarla...nonostante questa professata fede, nonostante una famiglia molto vicina, nonostante la acuta intelligenza e la grande forza d'animo.
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Ho provato ad evitarla, in un certo senso: sentivo che il vortice dell'angoscia di morte era il vero prezzo da pagare per starle vicino, ma lei mi ha chiamata, ed in maniera crudelmente esplicita, mi ha detto di aver scelto me, di volere me.
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L'ho accolta e mi sono fatta contagiare dal confronto con la morte.
Abbiamo lavorato cosi, una volta a settimana, ed abbiamo guardato in faccia i suoi mostri interiori ed esteriori, quelli consci ed inconsci e siamo state forti, ma anche impaurite...tanto tanto impaurite.
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Ma il panico se ne è andato.
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Poi abbiamo toccato l'ebbrezza dell'ipotesi della guarigione e poi l'abisso della recidiva e dello sguardo della morte: freddo, implacabile.
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In maniera sana si è allontanata da me in questo ultimo periodo: non ci si può confrontare con se stessi in alcuni momenti e, forse, alcune vicinanze affettive è meglio negarle per soffrire meno nell'ipotesi della separazione.
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Ho pensato di cercarla. L'ho fatto un paio di volte e lei non mi ha ricercata. Ho pensato che dovevo rispettare i suoi bisogni e, pur avendola sempre in mente, ho aspettato che fosse lei a cercare me, senza anticiparla, senza sostituirmi a lei, facendo il mio lavoro e non trasmettendole le mie angosce per contenere le sue, solo le sue.
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Se ne è andata stanotte, la notte di Natale, in un beffardo gioco del destino. Me lo hanno detto oggi ed ho pianto lacrime amarissime, che sapevano del fiele dell'impotenza e dell'immaturo rifiuto di lasciarla andare.
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Dov'è il suo Dio? Che ne è delle sue preghiere?
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Aveva 16 anni e io ero la sua psicoanalista.

giovedì 16 dicembre 2010

Questo è un post strano

Questo è un post strano.
Il post di chi esce da un silenzio dovuto ad un respiro che si trattiene da circa tre settimane (e forse un pò di più).
Un post di chi incappa in medici che allarmano e fanno fare tante tante analisi, e risonanze, ed ecografie perchè...."c'è qualcosa che non va".
Un post di chi ha cominciato a tremare e si è resa conto che l'unica reale paura era quella relativa al proprio ruolo di madre.
Perchè, ha pensato, tutto è sostituibile: una moglie, un'amante, un'amica, ma una madre proprio no.
E' il post, però, di chi si è improvvisamente risvegliata nelle meraviglie della normalità: della cena da preparare, nel bagnetto da fare, nel lavoro speciale che fa ogni giorno senza ringraziare abbastanza per la fortuna che la vita le ha donato.
E' il post, dunque, di chi è ancora un pò in sospeso, ma di chi ha preso una porta in faccia e si è resa conto che, qualunque sia la situazione, la vita è ora ed è "normalmente" incredibile così.

lunedì 15 novembre 2010

Di intuizioni ginecologiche

Papera, tu lo vorresti un fratellino?

No

Vuoi rimanere sola con mamma e papà ?

Si, tellino nella panscia.

Nella pancia?

Ma....come...dove sta il fratellino?

Nella panscia, mamma, nella panscia!

E che fa nella panscia? (si indica il pancino)

La pappa

Come fa la pappa?

Co' le sise, le sise mamma!

...

Mia figlia è avanti.

lunedì 1 novembre 2010

Gelosia, seconda parte

Questa non l'avevo considerata.

Ho imparato a "tollerare" la gelosia di quei mesi in cui Papera si sbracciava per raggiungere il padre, mentre a me a mala pena mi degnava di uno sguardo.
E' stato molto difficile, considerato l'innamoramento che ho da sempre provato per la mia bambina, ma ho perseguito quelli che mi sembravano i miei obiettivi: darle sicurezza, esserci anche quando ero stanchissima e anche quando lei mi sbatteva in faccia la sua identità femminile alle prese con la conquista del maschile.
Per mesi mi sono anche aiutata con il sapere, con quel poco di intellettualizzazione che funziona in questi casi. E' etologico, mi dicevo, ed, in più, evidentemente Papera mi può dare talmente per scontata che si può permettere di cercare altro.
Non che queste frasi mi abbiano granchè aiutato, perchè c'è sempre pur stata quella vocina (anche intellettuale) che mi diceva che, comunque, lei, in un certo senso e almeno in quel momento, mi stava rifiutando.
Ma ho lavorato su me stessa e ho tollerato alla luce di questa nuova esperienza che ti dà la maternità: metter la felicità e la serenità di qualcun altro prima della tua.
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Poi crescendo la vita mi ha dato ragione e Bambola, conquistatosi il suo papà, si è potuta permettere un attaccamento esplicito a sua mamma, in cui ha potuto verbalizzare anche il suo disagio nella separazione, eccetera.
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Ora, però, mi sembra che la piccola stia un "tantinello" esagerando, anche ammettendo la ricerca di un Edipo un pò precoce ed un pò troppo esplicito:
"Mamma, bbia, bbia"
"Devo andare via?"
"Si, bojo papà"
"Papà sta ancora a lavoro"
"Papààààà...(pianto)"
"Ma c'è la mamma qui con te"
"Noooo, bojo papàààà (aripiange)"
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"Bella di mamma, vieni qui che ti stropiccio tutta"
"No, papà"
"Ma dai, dammi un bacino"
...
"Ahi! Bambola, ma mi hai dato un morso, mi hai fatto male!"
"Eh eh eh (ride soddisfatta)"
"Bambola, non si danno i morsi, figurati alla mamma"
"Bashta, bashta, ssitta, bojo papà"
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Aiuto.

martedì 26 ottobre 2010

Ti amo, mamma

"Ti Amo"
"Come?"
"Mamma, ti amo"
"Oddio, che commozione...anche io ti amo, Papera, ti amo tanto"
"Ti amo, ti amo" (ride)
(rido con emozione)
"Ti amo, Papera; che bello, chiamiamo tutti e raccontiamolo"
"Papà, senti che dice tua figlia"
"Ti amo, papà...eh eh eh" (ride)
"Ma tu sei un genio, un'illuminata"
Ah, penso tra me, io sì che ho cresciuto una figlia con facilità alla elaborazione delle emozioni. Lei le può esternare, le può verbalizzare...ah, che bambina.
...
Poi apro internet e osservo con attenzione gli ultimi video visti da Papera.
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Ah !

venerdì 15 ottobre 2010

Manipolatrice 2

Dedicato ai seguaci di "fate la nanna".
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E' vero, noi siamo partiti da qui e, più o meno, siamo ancora allo stesso punto, ma lo sviluppo verbale di Bambola non aiuta.
Come si fa quando una bambina, una prosciuttina di due anni, ti chiama nel cuore della notte e dice:
"Mamma, maaaaaammaaaa"
"Si, bambola, che c'è?"
Apre gli occhi, tende le braccia:
"Coccole"
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Non dormirò mai, lo so.

giovedì 14 ottobre 2010

Manipolatrice

Il papà : "Bambola, vieni a fare colazione"
"No, pappa, no"
"Dai, che è tutto pronto, vieni"
"NO! NO! NO!"
Comincia a urlare
"Non fare i capricci e smetti di urlare"
"NOOOOOOOOO"
"Bambola, dai, finiscila e non mi fare arrabbiare!"
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(silenzio)
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"Papà?"
"Si?"
(tono seduttivo) "Papà...sc'hai l'occhi tu, sc'hai l'occhi blu"
"Ehm...come?"
"Belli, sc'hai l'occhi belli"

venerdì 8 ottobre 2010

I papà e le mamme (gli uomini e le donne?)

Le mamme devono essere accudenti


Le mamme devono essere tranquille


Le mamme devono organizzare


Le mamme devono gestire


Le mamme devono lavorare


Le mamme devono stare a casa ad accudire i figli


Le mamme devono cucinare


Le mamme devono pensare alla spesa


Le mamme devono giocare


Le mamme devono addormentare


Le mamme devono curare


Le mamme devono accudire i papà


Le mamme devono superare i sensi di colpa e la depressione


Le mamme devono essere simpatiche


Le mamme devono essere combattive


Le mamme devono, devono, devono...


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I papà devono lavorare


I papà devono....

...

CI si aspetta altro da loro? Veramente?

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Vabè, il tono è volutamente provocatorio (ma anche no), ma ho appena litigato con il papà di Papera il quale, nonostante sia uomo sensibilissimo ed accudente, evidentemente a volte non riesce proprio ad allontanarsi dalla propria identità di genere così come si è costruita in questo paese. E allora, dopo essere stato via quasi una settimana (per lavoro, per carità, però sempre è stato via) durante la quale io mi sono beccata da sola: la mia influenza, l'influenza di Papera, l'inserimento al nido dalla mattina, il mio lavoro e la relativa gestione in tandem di nonni e baby sitter causa assenza paterna e tutti i salti mortali che mi hanno portato a dover lavorare anche di sabato mattina e le solite nottate insonni di Papera, mi dice che "si è organizzato e se ne va a nuotare"....
...
Le Erinni, al mio confronto, sono ragazze mansuete.

sabato 2 ottobre 2010

La borsa delle mamme


Questo è un periodo troppo veloce, non gli sto dietro.

Sento di arrancare su tutti i fronti: Papera, lavoro, casa. Vado sempre per uno e mi perdo sempre qualcosa.

Il fatto , poi, che Papera ancora non dorma tutta la notte certamente non aiuta la lucidità e la capacità di essere presente a me stessa. Ma qui la situazione comincia a prendere una brutta piega.

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L'altro giorno ho raggiunto il minimo storico.

Vado al supermercato di corsa e, per grazia ricevuta, da sola (cioè senza Papera al collo). Papera rimane a casa con i nonni ed io, per ottimizzare i tempi, penso che posso tranquillamente andare con la tuta che indosso perchè, aò, sto pure al supermercato mica a una conferenza.

Alla cassa una tipa mi fa: "signora, ha qualcosa attaccato alla caviglia"

Abbasso lo sguardo ed, in effetti, mi accorgo di avere qualcosa di nero che fuoriesce dai pantaloni e sta scivolando sul piede.

Innocente mi chino per raccogliere la cosa accorgendomi, TROPPO TARDI, che trattasi del tanga nero che indossavo il giorno prima e che deve essere rimasto nella tuta quando sono andata a dormire e mi sono cambiata per indossare le sexissime mutande della nonna (ormai pezzo forte della mise abituale delle mie notti insonni).

Dunque, afferro il tanga davanti agli sguardi di tutte le sciùre di Roma sud e, con fare vago ma imbarazzatissimo, lo infilo nella borsa.

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Ora, al di là della necessità di disapprovazione per il mio comportamento sempre più trascurato e anche un pò schifoso, un mio sguardo stranamente sveglio osserva il contenuto della mia borsa del momento la quale, dunque, contiene:

- il portafoglio di pelle bianca ancora macchiato di un cappuccino di tre mesi fa

- tampax sfusi (di cui uno aperto)

- un paio di mutandine di Papera pulite (originariamente) del periodo più "pericoloso" nello spannolinamento di questa estate

- carte di biscotti vari di Papera (i Privolat)

- carte dei biscotti ai cereali di Papera

- biscotti Privolat ed ai cereali, sfusi

- numero imprecisato di rossetti

- tutte le fatture mediche esistenti sulla faccia della terra

- tutti gli scontrini esistenti nel sistema solare

- calzini di Papera (un paio)

- il tanga di cui sopra

- rifiuto organico appiccicoso non meglio identificato (paura, paura, paura)

- macchinetta anti asma per me
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-bottiglietta di Amuchina gel
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-confezione di salviette umidificate ormai perlopiù secche
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-il timbro per le fatture
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-una maglietta sporca di Papera
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- deodorante completamente inutile

- mazzi di chiavi (mie, di mia madre, della macchina, di riserva della macchina, di mia nonna, della bici)

- ombretto marrone
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-un ciuccio
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- numero imprecisato di liste della spesa

- appunti riunione di luglio

- listino tariffe nido Papera

- cellulare
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-cicciobello mini con relativo mini biberon

- sabbia (???) e briciole some base

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Ho veramente raggiunto, e superato con l'accuso, la soglia della decenza...qui bisogna correre ai ripari.

sabato 18 settembre 2010

Differenze di Genere

Il papà di Papera è, in un certo senso, un uomo all'antica: non approva, ma, soprattutto, non si sente a suo agio, nel mostrare le sue nudità alla figlia, ora appena dueenne. Ogni qualvolta lei entra in bagno, il padre si riveste, sobbalzando e cercando di coprire il "misterioso aggeggio".
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Ho cercato di fargli notare che un atteggiamento del genere rischia di creare un tabù dove non ce ne sarebbe bisogno, ma tant'è. Il risultato di ciò è che Papera ha visto me e se stessa nude, ma mai un uomo.
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Questa estate, al mare, i vicini di ombrellone, hanno un figlio maschio, coetaneo di Papera: Alessio.
La mamma di Alessio cambia il costumino al bambino e il bimbo rimane nudo davanti a Papera.
Lei sgrana gli occhi, poi mi guarda e indica il "piccolo e-ancora-misterioso aggeggio": "cos'èee?"
"Piso", fa lui
"Piso?", commenta Papera
"Si, Piso, eh !"
"Ahh....Sc'hai bua 'a patatina?"

mercoledì 15 settembre 2010

Io ho sonno

Ore 7, lettone, dopo una nottata di risvegli continui.
"Mamma, Io ho sonno"
"Uhm????!!!"
"Io ho sonno"
"Bambolina, (sbadiglio) brava, la tua prima frase (sbadiglio) costruita ...ronf"
"IO HO SOOOONNO"
"E ho capito, anche io ho sonno"
"No, IO ho sonno"
"Ho capito, ma anche IO ho sonno"
"NOOOOO, IO ho sonno"
"Ma, scusa, non posso avere sonno anche IO, dopo che mi hai fatto svegliare un milione di volte stanotte?"
"NO!"
"Ah"
...Bella cosa, l'egocentrismo infantile.

lunedì 13 settembre 2010

Supplica a mia madre

Supplica a mia madre di Pier Paolo Pasolini


E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

giovedì 9 settembre 2010

We are back!


Siamo tornate.

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Dopo tante peripezie, stanchezze, frivolezze, pesantezze e novità.

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La prima è che abbiamo fatto pace. Con lo scorrere del tempo, con gli errori, con la stanchezza e la paura di non godersi i momenti.

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E' tornata l'energia, la voglia di fare, ma, soprattutto, quella di pensare. Ci farò un post sopra, ma l'idea è un pò quella del corpo che, finalmente, ha "mollato la presa" per ridare spazio al pensiero, alla capacità di programmare e di fare scelte.

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E di scrivere e condividere.

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Bentrovate, mamme blogger, vi ho seguito in silenzio, senza commentare, ma sono di nuovo qui.

sabato 27 febbraio 2010

Compromessi

L'altro giorno ero a casa della mia amica L.: due figli, a distanza di 22 mesi l'uno dall'altro,, una pausa dal lavoro. Lei mi parla delle sue giornate organizzate tra bagnetti e pappe ed io non posso fare a meno di pensare a lei solo qualche anno fa: una rocchettara cultrice di musica di nicchia, una che alle spalle vanta anche una carriera da atleta di tutto rispetto, una per la quale era "cool" il ragazzo gotico, quello con 2000 peircing e 500 tatoos.

Per carità, la mamma ha sempre desiderato farlo, questo sì. Ma, partendo dalle riflessioni con lei, pensavo a quanto di noi è giusto, è il caso, è desiderabile tenere (e quanto, invece, è il caso di lasciare andare) una volta che si è saltato il "fosso della maternità".

Non vorrei essere fraintesa, non è che io creda che sia necessario lasciarsi alle spalle noi stesse nel diventare madri, anzi. E' che ho l'impressione che spesso e volentieri ciò avvenga quasi "naturalmente". E, forse, tale fenomeno è direttamente proporzionale con la percezione di un qualche tipo di fatica ad entrare nel nuovo ruolo.

Un esempio tra tutti: io sono sempre stata una sorta di teledipendente. E non me ne vergogno. Cioè, sono una persona che mai si sognerebbe di parlare male, per partito preso, della TV. Al momento non ci sono programmi che mi piacciono, va bene, ma io con la TV ci sono cresciuta, mi ha tenuto compagnia e tuttora lego tanti momenti della mia vita a qualche scena di qualche telefilm o cartone animato (un esempio tra tutti: ma voi non ricordate con nostalgia "I ragazzi del muretto"? Per me quelle scene si legano agli odori ed ai sapori della mia prima adolescenza...).

Dunque, soprattutto cartoni e telefilm. Mi piacciono, mi mettono di buon umore, mi tranquillizzano. Quando ero incinta e soffrivo di insonnia cronica, per esempio, avrò visto (e non esagero) almeno 3 volte TUTTE e dieci le serie di Friends. Ne so citare a memoria i dialoghi e, se ci fosse ancora, potrei andare a TeleMike (altro ricordo...ah, che nostalgia!).

Tornando a noi. Questo dato di me cozza con la maggiorparte delle ricerche di sviluppo infantile, per lo meno quelle che si concentrano sullo sviluppo del linguaggio, che giudicano malissimo l'esposizione dei piccoli alla "santa" TV. In pratica l'idea è che la TV passivizzi e che, non corrispondendo agli schemi interattivi del linguaggio tra persone, non ne promuova affatto lo sviluppo. Questo includerebbe anche i famosi "programmi intelligenti", apparentemente creati apposta per i bambini, che, in buona sostanza, non li aiuterebbero (anzi rallenterebbero) lo sviluppo della turnazione, la reciprocità e l'acquisizione della ricchezza tipica del linguaggio verbale reale.

Chiaro, le ricerche vanno sembre contestualizzate, considerando il campione che hanno esaminato e le altre variabili in gioco (tipo: ma quante ore stanno sti bimbi davanti alla TV? e il resto del tempo che fanno? etc...), però una domanda mi nasce spontanea: a me, che il massimo del tempo libero è starmene svenuta sul divano a guardare telefilm mentre mangio e bevo, quanto durerò nel centellinare la TV a Papera che, invece, sembra aver preso questa insana passione proprio da mammà? E quanto è giusto "fami violenza"?

Quanto di noi dobbiamo mettere a tacere se pensiamo non faccia bene ai bambini? E quanto di noi, nonostante le buone intenzioni, passa lo stesso e, guarda un pò, magari viene agito direttamente dai bambini ?

Insomma: dove sta il punto del compromesso?

lunedì 8 febbraio 2010

Facciamo musica !


Ne avevo sentito parlare tanto ed ero quantomeno incuriosita. Così, io e Papera abbiamo cominciato il corso Musica in Fasce dell'associazione italiana Gordon. Lo segnalo perchè l'esperienza merita veramente. Papera, che in altri contesti è un pò restia a seguire regole ed indicazioni, in quel contesto appare quasi un'altra: segue, non fa capricci, sembra proprio un tutt'uno con la musica che la circonda prodotta dall'insegnante/cantante/musicista (?). E mi piace molto il fatto che l'insegnante abbia parlato di "fare musica", non semplicemente di ascoltarla. E' molto bello, poi, il fatto che si faccia qualcosa insieme al genitore, che non sia il "solito" corso per sbolognare il bimbo e via. Insomma, mi preme trasmettere un pò di entusiasmo per l'iniziativa. Provate gente, provate.

domenica 17 gennaio 2010

Sulle amicizie vere e virtuali


Sto leggendo il libro di Marilde, che non vedo l'ora di finire per poterne parlare e parlare e parlare. Gli stimoli che lei fornisce sembrano infiniti.
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Uno, soprattutto, per ora, ha provocato risonanti ridondanze dentro di me: dove sono le altre mamme? Dove sono le mamme che fanno fatica, che non dormono, che non ce la fanno più a non riposare e a dover contenere, sostenere, consolare e, perchè no, anche lavorare? Dove sono le amiche che un tempo ascoltavano i tuoi crucci nel mondo reale, ed ora, avendo figli come te, ti aspetteresti che potessero condividere la tua stessa stanchezza, la stessa ansia e, a volte, di nuovo perchè no, anche una sana depressione? Dove sono le possibilità di vedersi tutte insieme e fornire ai bambini occasioni di scambio, ma anche momenti di svago per noi adulti, magari, ari-perchè no, davanti a un bicchiere di vino? Dov'è la complicità femminile di questo momento di vita che forse renderebbe tutto più leggero, più facile? Dove sono le compagnie-cura alla solitudine di cui parla la stessa Marilde?
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Le mie amiche vere sono delle persone fantastiche: interessanti, divertenti, belle. Ho milioni di ricordi con loro, ma, nonostante abbiano bambini piccoli come me, mi sembrano distanti da quanto vivo io. Ma è possibile che ancora, anche tra di noi, ci sia questa inibizione sociale a parlare di quanto l'abnegazione materna sia, a volte, non solo faticosa, ma pesante e insopportabile? Possibile che per loro sia diverso? Perchè non se ne può parlare?
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Allora sembra impossibile che, invece, sia solo nei blog, al riparo dallo schermo, che di questo si possa discutere e, ari-ari-perchè no, anche lamentarsi.

Che un lamento mica è equivalente all'assenza di amore o di desiderio di contatto e vicinanza al tuo bambino. Che un lamento è la voce naturale dell'Ombra del materno che non solo nutre e protegge, ma fagocita e distrugge anche. Perchè la si può vedere solo da lontano questa Ombra, nel collettivo dal quale prendiamo le distanze, e mai nel quotidiano, che non è qualcosa di tanto astratto, ma corrisponde ai "non ti sopporto più quando ti svegli 12 volte per notte", "ti prego fammi mangiare un boccone in pace", "rendimi due ore della mia vita da sola", eccetera, eccetera.
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La differenza, forse, sta solo nella quantità. Che è un pò la differenza tra bersi un bicchiere di vino al giorno oppure due bottiglie: un conto è potere integrare anche il lamento e la rabbia all'interno dell'esercizio di un materno sufficientemente buono, un conto è vivere ogni santo momento della propria giornata come qualcosa di ostile ed odioso.
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Non so.
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Mi sembra che, per ora, siamo ancora qui: nel vecchio stereotipo della buona madre, che lascia, però, ottime donne e madri in un vortice di obblighi e tabù ancora troppo spesso solitario.

lunedì 4 gennaio 2010

Bambina !

Non so come sia possibile che il tempo voli così rapido: un blink ed eccoci qui e tu che non sei più una neonata (ed io non più una neomamma), ma, così, senza preavviso, sei diventata una bambina.
Una bambina!
Che va al circo e guarda gli elefanti e ride quando girano il sederone.
Che gioca a "fare finta" : far finta di cucinare con i tuoi strumenti preziosi portati da Babbo Natale, far finta di dormire, far finta di ridere (ma questa capacità chi te l'ha insegnata?), far finta di piangere (questa sì che so chi te l'ha insegnata!) far finta di bere, far finta di fare la mamma alle tue piccole bambole.
Ora seduci con consapevolezza, dici "Mammà" con diversi accenti a seconda delle occasioni e provochi per osservare le nostre reazioni.
Ora ti arrampichi in ogni dove tanto per sottolienare la tua scarsa somiglianza con tua mamma-vegetale-motorio.
Ora ti tuffi a pesce tanto per far sì che mamma alzi il culone dal divano e, sempre per la stessa ragione, quasi la sollevi di peso con le manine per farla andare dove vuoi.
Ora dici "giù" per dire "su, qui, qua, a destra, a sinistra".
Ora, finalmente, sei nella vera fase mammona della tua vita (ah, che soddisfazione!).
Ora sei una sfida educativa divertentissima e coccolosissima.