Per carità, la mamma ha sempre desiderato farlo, questo sì. Ma, partendo dalle riflessioni con lei, pensavo a quanto di noi è giusto, è il caso, è desiderabile tenere (e quanto, invece, è il caso di lasciare andare) una volta che si è saltato il "fosso della maternità".
Non vorrei essere fraintesa, non è che io creda che sia necessario lasciarsi alle spalle noi stesse nel diventare madri, anzi. E' che ho l'impressione che spesso e volentieri ciò avvenga quasi "naturalmente". E, forse, tale fenomeno è direttamente proporzionale con la percezione di un qualche tipo di fatica ad entrare nel nuovo ruolo.
Un esempio tra tutti: io sono sempre stata una sorta di teledipendente. E non me ne vergogno. Cioè, sono una persona che mai si sognerebbe di parlare male, per partito preso, della TV. Al momento non ci sono programmi che mi piacciono, va bene, ma io con la TV ci sono cresciuta, mi ha tenuto compagnia e tuttora lego tanti momenti della mia vita a qualche scena di qualche telefilm o cartone animato (un esempio tra tutti: ma voi non ricordate con nostalgia "I ragazzi del muretto"? Per me quelle scene si legano agli odori ed ai sapori della mia prima adolescenza...).
Dunque, soprattutto cartoni e telefilm. Mi piacciono, mi mettono di buon umore, mi tranquillizzano. Quando ero incinta e soffrivo di insonnia cronica, per esempio, avrò visto (e non esagero) almeno 3 volte TUTTE e dieci le serie di Friends. Ne so citare a memoria i dialoghi e, se ci fosse ancora, potrei andare a TeleMike (altro ricordo...ah, che nostalgia!).
Tornando a noi. Questo dato di me cozza con la maggiorparte delle ricerche di sviluppo infantile, per lo meno quelle che si concentrano sullo sviluppo del linguaggio, che giudicano malissimo l'esposizione dei piccoli alla "santa" TV. In pratica l'idea è che la TV passivizzi e che, non corrispondendo agli schemi interattivi del linguaggio tra persone, non ne promuova affatto lo sviluppo. Questo includerebbe anche i famosi "programmi intelligenti", apparentemente creati apposta per i bambini, che, in buona sostanza, non li aiuterebbero (anzi rallenterebbero) lo sviluppo della turnazione, la reciprocità e l'acquisizione della ricchezza tipica del linguaggio verbale reale.
Chiaro, le ricerche vanno sembre contestualizzate, considerando il campione che hanno esaminato e le altre variabili in gioco (tipo: ma quante ore stanno sti bimbi davanti alla TV? e il resto del tempo che fanno? etc...), però una domanda mi nasce spontanea: a me, che il massimo del tempo libero è starmene svenuta sul divano a guardare telefilm mentre mangio e bevo, quanto durerò nel centellinare la TV a Papera che, invece, sembra aver preso questa insana passione proprio da mammà? E quanto è giusto "fami violenza"?
Quanto di noi dobbiamo mettere a tacere se pensiamo non faccia bene ai bambini? E quanto di noi, nonostante le buone intenzioni, passa lo stesso e, guarda un pò, magari viene agito direttamente dai bambini ?
Insomma: dove sta il punto del compromesso?