mercoledì 29 aprile 2009

Nanny from hell



Sono una mamma che lavora.


Per necessità, allora, ho da subito cercato come potermi organizzare per poter "gestire" la bambina durante le mie assenze. Considerato che, da sempre, detesto che mi si dica cosa devo fare e come devo farlo e le nonne spesso tendono a farlo, ho sempre accarezzato l'idea di assumere una tata/colf fissa, diciamo per i primi due anni di vita della bambina.


Dopo colloqui e colloqui con improbabili ragazze e donne disponibili, avendo anche dovuto mettere a bada gli entisuasmi di mio marito per una ragazza della mia età di orgini colombiane i cui unici requisiti in possesso erano di essere stata eletta tipo "miss bagnetta bagnata" ed avendo dovuto spiegare al suddetto marito che ciò non rappresenta proprio una voce che tranquillizza la madre/moglie in pieno baby blues che si sente attraente come uno scaldabagno, "finalmente" troviamo la signora in questione.


Polacca, 52 anni, due figli grandi, apparentemente molto gentile e, credetemi, al di fuori di ogni possibile "tentazione".


Presa dall'entusiasmo, la assumo, con vitto e alloggio, sottostando praticamente a tutte le sue richieste manco fosse Princess Diana. Tra il contratto, i contributi, il TFR etc...praticamente guadagna più di me.

"Sai, o mi dai 1000 euro netti al mese, o mi dai più tempo libero"

"1000 euro netti non te li posso dare, ma prendi più tempo, non c'è problema"

"Sai, io a dicembre vado in vacanza in Polonia, per cui posso venire solo dopo"

"Va bene, ci vediamo dopo"

"Sai, io non mangio verdure vostre, mangio solo patate"

"Va bene, non le mangiare. Qui ci sono le tue patate"

"Sai, io non bevo acqua, bevo solo thè o succhi di frutta"

"Va bene, questo è il thè che volevi e qui ci sono i succhi di frutta"

"Sai, io mangio sempre marmellata"

"Va bene, dimmi quale marmellata vuoi che te la compro"

"Sai, io ho i miei metodi per pulire casa, quindi uso solo quelli"

"Va bene, fai un pò come sei abituata"

"Sai, con i TUOI soldi ho comprato tutti i materiali nuovi per pulire che i tuoi erano scadenti"

"Va bè, mi sono costati un occhio, ma se questo serve a lavorare meglio"



E così discorrendo.


Man mano che le settimane passavano,mi accorgevo che queste sue richieste non erano solo dei bizzarri atteggiamenti, ma proprio delle caratteristiche permanenti di personalità.

"Scusa, quando hai tempo, potresti togliere la polvere dalla camera della bambina (7 mq)"

"####@@@#@#@#@######@@###"

"Scusa potresti farmi una spremuta d'arancia quando hai tempo ?"

"##@#@###@@@@## Non te la puoi fare da sola?"

"Guarda, ti ho portato dei dolci che mi hai detto che sono la sola cosa che ti piace"

"####@@@@##@@ Non sono buoni, li hai presi da una pasticceria dove non sanno lavorare"

"Guarda, ho trovato il pane al sesamo che mi hai detto che è l'unico che mangi"

"###@@@@###@@@ Questo sesamo non è normale"


Nonostante tutto mi sembrava che andasse molto d'accordo con la bambina (sempre, comunque, sorvegliata anche da qualcuno della famiglia) per cui non me la sono mai sentita di mandarla via.


L'altro giorno, poi:

"Senti, io in primavera ed estate la sera non mangio più cose calde. Io voglio mangiare solo fragole e panna e yogurt. Letizia, quando andiamo a comprarle? "

"No, scusa, ma fragole e panna per cena è proprio un vizio. Se vuoi mangiare questo te lo paghi con i tuoi soldi"


L'Apocalisse.


Pianti, opposizioni, richieste di altri soldi.


Incredibile. Se mi fossi comportata così io quando avevo un capo, mi avrebbero cacciata a pedate.


Invece io ho pure difficoltà a licenziarla.


mercoledì 15 aprile 2009

E il sonno ragionevole ?


All'inizio è stato questo mio problema con la separazione : di ritorno dall'ospedale, per tentare di "recuperare" una ipotetica frattura provocatami/ci dal personale del nido della struttura dove è nata A., la tenevo sempre sulla pancia e lei sembrava voler/poter dormire solo lì. Da quell'istante, come si tentava di metterla giù nella sua culla o nella carrozzina, ecco che A. tirava fuori un repertorio di urli e strilli che manco la stessimo sgozzando per farne il brodo. Ed io, che ho una tolleranza al suo pianto pari allo zero assoluto, mi nutrivo di spiegazioni che si rifacevano alla necessità di continuità tra vita intra ed extra uterina, ai campi energetici fragili nei primi 40 giorni di vita, alle culture che tengono i bambini attaccati al corpo e cuore della mamma per i primi tre anni, per non parlare di quelle che prevedono che i neonati non siano toccati se non dalla mamma e dal papà per un tempo sufficiente a farli adattare alla vita terrestre (ammesso che qualcuno ci riesca). Insomma, il risultato era quello che A. voleva stare solo in braccio (o dentro la fascia con il papà) e non c'era alcuna possibilità di dormire se non "appiccicaticci".


E non è che non mi piacesse, anzi, lì è nata la difficoltà. Con questo mio piacere estremo che provo nello stare così vicina alla bambina, si è creato una sorta di corto circuito: rendendomi conto che "dovevo" insegnarle a stare sdraiata da sola, cercavo di metterla giù evidentemente con una ambivalenza tale che lei lo percepiva e reagiva con i pianti e gli strilli di cui sopra.


Le prime settimane le abbiamo passate così.


Nel frattempo, però, mi saliva l'ansia perchè sapevo di dover ricominciare a lavorare presto (libera professione) e mi preoccupava che lei non fosse abbastanza indipendente per poter dormire anche separata dal mio corpo. Avevo già letto di tutto sul sonno durante la gravidanza, ma avevo lasciato da parte tutte le teorie sul decondizionamento comportamentale (tipo "Fate la nanna", per intenderci) : un pò perchè non credo che risolvano il problema, ma creino solo una sorta di rassegnazione nel bambino (e ora si apriranno dispute sull'argomento, ma tant'è...) piuttosto che una reale abitudine al buon sonno, un pò perchè IO non reggo a sentire piangere A., soprattutto di notte, magari dopo averla messa a dormire 5/6 volte.


Allora mi sono spostata sui suggerimenti della famosissima Tracy Hogg nel libro "il Linguaggio segreto dei neonati", quando parla del Sonno Ragionevole: cioè di quelle pratiche per insegnare al bambino ad addormentarsi anche da solo, ma consolandolo e prendendolo in braccio quando piange. Da brava scolara, allora, ho tentato di stabilire delle routines e di creare dei rituali di addormentamento. Il risultato è stata una settimana di passione con me che prendevo e mettevo a dormire A. circa 25 volte di giorno e 50 di notte e la schiena letteralmente a pezzi (vorrei sottolienare che A. solo alla nascita pesava 4 kili e 300 grammi!!!).


Poi il miracolo: nonostante le routines sconclusionatissime (me la sono portata sempre con me a lavoro per poterla allattare e, poveraccia, spesso secondo me manco sapeva dove fosse), A. aveva preso questo appuntamento fisso con il sonno notturno alle 20.30 esatte. Ero felicissima e mi sentivo veramente una figa...e dai a dire alle amiche come ero stata brava, etc...Riusciva a dormire per un paio d'ore di seguito e già mi sembrava una cosa grandissima.


Mi dicevo: è perchè prende il mio latte che non dorme per più di due ore, vedrai che dopo passerà.


Poi siamo passati alla aggiunta artificiale. Siamo passati a vederla sveglia ogni ora. Per tuuuuuutta la notte. Per settimane lunghissime. Ero un vero cadavere. Le davo da mangiare, non le davo da mangiare, niente sembrava funzionare.


Poi la ho rimessa nel lettone appiccicaticcia a me: A. ha cominciato a dormire un pò di più. Ecco, a me quello mi sembrava un Sonno Ragionevole: dormi un pò dove ti pare, basta che dormi/iamo. Pensavo di aver raggiunto l'Eden sentendo finalmente nuovamente i miei pensieri, senza quel ronzio permanente della testa pesante d una notevole dipendenza dalla Tachipirina.


Fino a quando non è stata male e le si sono tipo "resettati" tutti i parametri: ora dorme nel lettone, appiccicaticcia a me o al padre (che ormai praticamente abbiamo bisogno di darci appuntamento in cucina o nel ripostiglio per poter stare due minuti da soli) e si sveglia di continuo. In più, si è impossessata completamente del letto e, a meno di otto mesi, dorme a "quattro di spade" occupando 3/4 del letto...stanotte quei 45 minuti di seguito li ho dormiti con i suoi piedi sul naso.


In effetti non mi sembra tanto ragionevole ...


venerdì 10 aprile 2009

Sensibilità Mammesca


Quando ero piccola mio padre diceva che quando ti nasce un figlio ti nasce una sorta di sesto senso: una dimensione della percezione che ti tiene costantemente in collegamento con tuo figlio e le sue sensazioni, qualunque cosa tu faccia ed in qualunque posto tu sia. Qualcosa che probabilmente ha a che fare anche con le necessità di sopravvivenza dei "piccoli d'uomo" che obbliga gli adulti a prendersi cura di loro.


Mio padre è un uomo con forti tendenze intellettuali. Si trova spesso a ricondurre le proprie sensazioni a spiegazioni razionali.


Io fino a qualche tempo fa gli assomigliavo molto.


Poi sono rimasta incinta e tante cose sono cambiate.


Improvvisamente ho vissuto un evento in maniera così corporea e viscerale che qualcosa si è rivoluzionato nel mio modo di sentire e percepire il mondo.


Non so nemmeno spiegare cosa sia, ma è come se l'attesa di A. e la sua nascita abbiano spalancato dei canali: così il mondo mi sembra che abbia odori, colori, suoni più intensi e netti. E le emozioni vengono fuori ancora più amplificate: la gioia è più gioia, il dolore è più dolore.


Ma quello che ancora mi stupisce di più è questo strano fenomeno della comunicazione inconsapevole tra me e lei: alle volte, ad esempio, lei sta dormendo bene e profondamente (evento più unico che raro) ed io mi sveglio con la sensazione netta che lei si stia per svegliare. E in maniera quasi scientifica, lei si sveglia dopo pochissimo, quasi come se io avessi "sentito" che lei stava per passare da una fase di sonno all'altra o lei avesse percepito che io ho aperto gli occhi.


E non è una questione razionale, non lo posso spiegare, ma mi sembra ci sia questo canale extra che, alle volte, mi fa sentire con chiarezza ciò che sta succendo in lei (o tra noi). Non so come, ma semplicemente "lo so" ("le mamme lo sanno"?).


Peccato, però, che spesso, ancora, questa razionalità testona si metta in mezzo a farmi dubitare di tali preziose sensazioni...

...e una fastidiosa insicurezza mi rapisce.

martedì 7 aprile 2009

Grande Madre Terra


La Grande Madre in mitologia è la divinità femminile primordiale, dispensatrice di vita, quindi generatrice e nutrice, così come di distruzione e dunque di morte. E' un archetipo di una potenza ed ambivalenza straordinaria. La Grande Madre Terra è una delle possibili impersonificazioni di questa simbologia. In sè vita e morte sono correlate, inspiegabilmente e ancestralmente: nascere vuol dire uscire dal suo ventre e morire è ritornare alla terra.
Inspiegabilmente, allora, la Terra trema e causa distruzione.

E dolore.

E morte.

Ed in maniera quasi ineluttabile i suoi figli soccombono a questa potenza nei confronti della quale l'intelletto appare quasi privo di forza. Infatti, non riusciamo a spiegarci la tragicità dell'accaduto.


Io possiedo solo il dono dell'intelletto con il quale non riesco a venire a patti per razionalizzare l'emozione del dolore per il terremoto che, per motivi vari, ha toccato persone molto vicine al mio piccolo mondo personale. E nella finitezza della mia persona una rabbia sale e non la so spiegare...e non credo abbia solo a che fare con le polemiche su "quanto si poteva fare per evitare o prevenire"...


...se poi si muore a 17 anni sotto le macerie di casa tua.






venerdì 3 aprile 2009

Separazione


"Un'ultima spinta e ci siamo...dai, ancora una ed esce..."


Ero preparata al dolore fisico del parto. Ero preparata a favorire le contrazioni, a respirare per facilitare la dilatazione, ed ero anche preparata ad accogliere A. (affettuosamente chiamata Paperotta) alla vita con noi. Pensavo che tutta la fatica dell'attesa, tutte quelle notti insonni nell'anticipare l'evento della "venuta alla vita" avessero a che fare con la paura del dolore e l'ansia della grandiosità. Mi ero data la possibilità, allora, di meditare, di rallentare anche i miei ritmi, di leggere per poter vivere quel momento della sua nascita con la curiosità con la quale si conosce una persona nuova. Ero anche preparata alla possibilità di vivere sulla mia pelle le ambivalenze e le ombre che una nuova vita porta con sè. La dedizione totale e la fatica. L'ansia. Immaginavo che avrei dovuto fare uno spazio nuovo in una coppia molto solida e felice e che, forse, tutto ciò non sarebbe stato indolore.


Non ero preparata, invece, all'idea della separazione. Alla sensazione anche fisica della separazione. Non ero preparata al fatto che quella spinta finale a quel processo lungo e (diciamolo!) anche doloroso, tutto finalizzato a concretizzare la nascita di Paperotta, avrebbe anche realizzato la prima separazione tra me e lei. Tra lei, che fino all'istante precedente era parte del mio corpo, che respirava e si muoveva attraverso il mio respiro ed il mio movimento ed io che con incredulità costante ero diventata portatrice di un evento che evidentemente ha una sua potenza naturale, indipendente, spesso, dalla nostra volontà.


Improvvisamente, nel momento in cui c'è stato quel "pluf" che l'ha catapultata nel mondo e quella recisione di cordone, tutto è cambiato (per chi deve affrontare per la prima volta il parto: quel "pluf", quell'istante in cui l'ho vista uscire fuori, rimane l'istante più bello e più intenso della mia vita). Ci ho messo un pò a realizzarlo, complice il fatto che Paperotta si è attaccata subito al seno e le prime ore dopo il parto le abbiamo passate così: abbracciate sotto le coperte , lei attaccata al seno fino a quando non ci siamo addormentate entrambe. Complice, dunque, una sorta di dolce illusione di continuità tra il prima ed il dopo, rotta poi da una intrusione esterna di un rooming-in promesso e mai realizzato.


E' stato a partire da quel momento, allora, che ho cominciato a sentire questa sensazione di struggimento, una sorta di dolore interiore e di mancanza quando "mi portavano via la bambina" (perchè è così che lo ho vissuto, come un "ratto") . Come se non riuscissi a capacitarmi del fatto che lei era, ormai, un'altra persona e che quella simbiosi, non solo psichica, ma anche fisica, era terminata.


Il baby-blues, allora, io lo ho vissuto secondo questa modalità: una malinconia di quella pienezza di vita, di realizzazione e di sorpresa che la panciona mi aveva fatto vivere. Tornata a casa, quando vedevo una donna in gravidanza mi saliva questa commozione e mi sembrava quasi di dover recuperare vicinanza con la mia bambina.


I prim tempi, allora, sono andati così: con io che tenevo Papertotta attaccata al cuore ed alla pancia il più possibile, in una sorta di "marsupioterapia" che avevo la fantasia fosse utile a lei per non sentire troppo la frattura con l'eden della vita intrauterina e che invece, mi comincio a rendere conto solo ora, forse era principalmente una mia necessità.


Man mano, poi, le necessità di una mia ripresa lavorativa piuttosto rapida e, dunque, il bisogno di affiancarmi ad altre figure che mi sostituissero durante le mie assenze (seppur brevi) non ha fatto che amplificare questo vissuto di una separazione non voluta, quasi forzata e vissuta con difficoltà.


Comincio a sentire solo ora, solo dopo aver potuto rielaborare ciò che è avvenuto dentro di me, vedendola come una allegrissima e socievolissima bambina di 7 mesi e mezzo ed avendo avuto il tempo di processare quel primo distacco, che riesco a vedere con maggiore lucidità e serenità la cosa: che si tratta e si tratterà di poter tollerare una separazione dopo l'altra, in una costante acquisizione di sempre maggiore indipendenza che la renderà un individuo maturo ed autonomo.


Che da quel primo momento in cui hanno tagliato il famoso cordone ombelicale, si tratta di esserci sempre per poter poi indietreggiare sempre più fino a quando non avrà completamente introiettato la mia figura e funzione e, dunque, potrà fare completamente a meno di me.


Generosità materna sarà anche questo?

giovedì 2 aprile 2009

Mamme Bloggers

Sono approdata all'idea di aprire questo "spazio" grazie a un blog che seguo e che vi raccomando caldamente di leggere se: i) siete incinte, ii) siete mamme di bambino piccolo, iii) volete farvi due risate. Tramite il suo blog l'autrice, famosa sotto il nome di Wonderland, mi ha inconsapevolemente "iniziato" al meraviglioso mondo delle mamme bloggers.
Un mondo incredibile.
Un mondo sommerso di solidarietà virtuale, scambi di informazioni, condivisione di esperienze. Su e giù nello stivale, "dal Manzanarre al Reno", mamme di diverse età e provenienza si scambiano commenti e si confrontano su temi più o meno leggeri e che segnano incondizionatamente ognuna di noi.
Il risultato?
Una rete di sostegno ed esplorazione che, ancora più incredibilmente, si appoggia su un terreno virtuale.
Per me e ciò che sono, ciò ha realmente del fantasmagorico.

mercoledì 1 aprile 2009

Incipit

"Ci sono mamme belle e pettinate che alla fine della giornata, dopo aver diretto un consiglio di amministrazione, sono ancora più profumate e sorridenti mentre preparano il centrifugato di verdure biologiche e sfornano la torta al cioccolato per i loro bimbi belli e pettinati che dicono sempre 'grazie' e 'per favore'.

Poi ci sono le altre.

Quelle che si sentono stanche e inadeguate, che rimpinzano i loro figli di hamburger surgelati, merendine confezionate e cartoni animati, che non hanno voglia di portarli ai giardinetti per non dover parlare con le altre mamme (quelle belle e pettinate)..."

Stephanie Calman "Confessioni di una madre imbranata"
Ecco, questo è l'incipit del mio blog. Perchè, forse, inizierei da qui.
Dal descrivere come mi sento da quando questa avventura è iniziata: sempre nel tentativo di arrancare da qualche parte e sempre in difetto per qualcosa.
Ma, con calma, ne parleremo.
Non so niente di blog e del suo galateo, ma provo e vedremo cosa succede.
Intanto faccio ciò che sto tentando con la mia bambina da quando è venuta al mondo: comunicare.