sabato 25 dicembre 2010

Eleonora

Aveva la pelle olivastra e gli occhi quasi neri.
Era bella, intelligente, acuta e a volte sarcastica.
Credeva in Dio: un Dio forte, ma anche ingiusto, al potere del quale sembrava sottomettersi con grande fede.
Ma era sanamente triste e spaventata.
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E' arrivata da me un anno fa, proprio in questo periodo, e mi ha detto di volere fare un "percorso" per le brutte sensazioni di panico che viveva la notte, quando la paura della morte veniva a trovarla...nonostante questa professata fede, nonostante una famiglia molto vicina, nonostante la acuta intelligenza e la grande forza d'animo.
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Ho provato ad evitarla, in un certo senso: sentivo che il vortice dell'angoscia di morte era il vero prezzo da pagare per starle vicino, ma lei mi ha chiamata, ed in maniera crudelmente esplicita, mi ha detto di aver scelto me, di volere me.
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L'ho accolta e mi sono fatta contagiare dal confronto con la morte.
Abbiamo lavorato cosi, una volta a settimana, ed abbiamo guardato in faccia i suoi mostri interiori ed esteriori, quelli consci ed inconsci e siamo state forti, ma anche impaurite...tanto tanto impaurite.
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Ma il panico se ne è andato.
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Poi abbiamo toccato l'ebbrezza dell'ipotesi della guarigione e poi l'abisso della recidiva e dello sguardo della morte: freddo, implacabile.
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In maniera sana si è allontanata da me in questo ultimo periodo: non ci si può confrontare con se stessi in alcuni momenti e, forse, alcune vicinanze affettive è meglio negarle per soffrire meno nell'ipotesi della separazione.
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Ho pensato di cercarla. L'ho fatto un paio di volte e lei non mi ha ricercata. Ho pensato che dovevo rispettare i suoi bisogni e, pur avendola sempre in mente, ho aspettato che fosse lei a cercare me, senza anticiparla, senza sostituirmi a lei, facendo il mio lavoro e non trasmettendole le mie angosce per contenere le sue, solo le sue.
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Se ne è andata stanotte, la notte di Natale, in un beffardo gioco del destino. Me lo hanno detto oggi ed ho pianto lacrime amarissime, che sapevano del fiele dell'impotenza e dell'immaturo rifiuto di lasciarla andare.
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Dov'è il suo Dio? Che ne è delle sue preghiere?
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Aveva 16 anni e io ero la sua psicoanalista.

4 commenti:

  1. mi dispiace tanto per Eleonora, per te ma anche per me perchè mi torna in mente tutta la fatica che si fa a stare vicino a chi, in fondo, ha già deciso e quanto sia difficile e doloroso accettare il loro modo di sentire la vita. Rispettare queste anime è l'unica cosa che si possa fare, per quanto possa essere difficile. Ciao.

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  2. senza parole, ma comprendendoti pienamente.

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  3. urca. che racconto intenso. povera eleonora. un abbraccio a te

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  4. @Si Campeggia: hai ragione, rispettare senza invadere.
    @Ondaluna: lo so
    @Erounabravamamma:grazie di essere passata di qui, un abbraccio

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