venerdì 3 aprile 2009

Separazione


"Un'ultima spinta e ci siamo...dai, ancora una ed esce..."


Ero preparata al dolore fisico del parto. Ero preparata a favorire le contrazioni, a respirare per facilitare la dilatazione, ed ero anche preparata ad accogliere A. (affettuosamente chiamata Paperotta) alla vita con noi. Pensavo che tutta la fatica dell'attesa, tutte quelle notti insonni nell'anticipare l'evento della "venuta alla vita" avessero a che fare con la paura del dolore e l'ansia della grandiosità. Mi ero data la possibilità, allora, di meditare, di rallentare anche i miei ritmi, di leggere per poter vivere quel momento della sua nascita con la curiosità con la quale si conosce una persona nuova. Ero anche preparata alla possibilità di vivere sulla mia pelle le ambivalenze e le ombre che una nuova vita porta con sè. La dedizione totale e la fatica. L'ansia. Immaginavo che avrei dovuto fare uno spazio nuovo in una coppia molto solida e felice e che, forse, tutto ciò non sarebbe stato indolore.


Non ero preparata, invece, all'idea della separazione. Alla sensazione anche fisica della separazione. Non ero preparata al fatto che quella spinta finale a quel processo lungo e (diciamolo!) anche doloroso, tutto finalizzato a concretizzare la nascita di Paperotta, avrebbe anche realizzato la prima separazione tra me e lei. Tra lei, che fino all'istante precedente era parte del mio corpo, che respirava e si muoveva attraverso il mio respiro ed il mio movimento ed io che con incredulità costante ero diventata portatrice di un evento che evidentemente ha una sua potenza naturale, indipendente, spesso, dalla nostra volontà.


Improvvisamente, nel momento in cui c'è stato quel "pluf" che l'ha catapultata nel mondo e quella recisione di cordone, tutto è cambiato (per chi deve affrontare per la prima volta il parto: quel "pluf", quell'istante in cui l'ho vista uscire fuori, rimane l'istante più bello e più intenso della mia vita). Ci ho messo un pò a realizzarlo, complice il fatto che Paperotta si è attaccata subito al seno e le prime ore dopo il parto le abbiamo passate così: abbracciate sotto le coperte , lei attaccata al seno fino a quando non ci siamo addormentate entrambe. Complice, dunque, una sorta di dolce illusione di continuità tra il prima ed il dopo, rotta poi da una intrusione esterna di un rooming-in promesso e mai realizzato.


E' stato a partire da quel momento, allora, che ho cominciato a sentire questa sensazione di struggimento, una sorta di dolore interiore e di mancanza quando "mi portavano via la bambina" (perchè è così che lo ho vissuto, come un "ratto") . Come se non riuscissi a capacitarmi del fatto che lei era, ormai, un'altra persona e che quella simbiosi, non solo psichica, ma anche fisica, era terminata.


Il baby-blues, allora, io lo ho vissuto secondo questa modalità: una malinconia di quella pienezza di vita, di realizzazione e di sorpresa che la panciona mi aveva fatto vivere. Tornata a casa, quando vedevo una donna in gravidanza mi saliva questa commozione e mi sembrava quasi di dover recuperare vicinanza con la mia bambina.


I prim tempi, allora, sono andati così: con io che tenevo Papertotta attaccata al cuore ed alla pancia il più possibile, in una sorta di "marsupioterapia" che avevo la fantasia fosse utile a lei per non sentire troppo la frattura con l'eden della vita intrauterina e che invece, mi comincio a rendere conto solo ora, forse era principalmente una mia necessità.


Man mano, poi, le necessità di una mia ripresa lavorativa piuttosto rapida e, dunque, il bisogno di affiancarmi ad altre figure che mi sostituissero durante le mie assenze (seppur brevi) non ha fatto che amplificare questo vissuto di una separazione non voluta, quasi forzata e vissuta con difficoltà.


Comincio a sentire solo ora, solo dopo aver potuto rielaborare ciò che è avvenuto dentro di me, vedendola come una allegrissima e socievolissima bambina di 7 mesi e mezzo ed avendo avuto il tempo di processare quel primo distacco, che riesco a vedere con maggiore lucidità e serenità la cosa: che si tratta e si tratterà di poter tollerare una separazione dopo l'altra, in una costante acquisizione di sempre maggiore indipendenza che la renderà un individuo maturo ed autonomo.


Che da quel primo momento in cui hanno tagliato il famoso cordone ombelicale, si tratta di esserci sempre per poter poi indietreggiare sempre più fino a quando non avrà completamente introiettato la mia figura e funzione e, dunque, potrà fare completamente a meno di me.


Generosità materna sarà anche questo?

12 commenti:

  1. Anche il mio baby blues è stato essenzialmente una nostalgia della pancia e di tutto quello che emotivamente ruota attorno a questa rotondità.
    Benvenuta tra le mamme blogger :-)
    Silvia

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  2. @grazie Silvia...Già che esperienza il pancione!

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  3. Mamma significa anche questo! Forse è proprio per questo motivo che nel core della notte, mentre tutti dormono di sasso, noi siamo le uniche a sentire i nostri cuccioli. Uno versetto di mezzo (ma che dico mezzo!) decibel e siamo già con le orecchie dritte! Forse perchè una parte di noi (i cuccioli) si è svegliata e sta richiamando la seconda parte di noi, il nostro corpo. L'importante è che dopo 2,3,4,7 mesi riusciamo a far tornare unite le nostri parti in modo da tornare noi stesse, da non crescere i nostri figli nelle nostre ansie o paure, è una frase retorica, ma è vero che il tempo cancella ogni ferita, perchè proprio di ferita si tratta. Imbocca al lupo mamma imperfetta, ti seguirò nella tua avventura!
    Sarah

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  4. P.S. Ti ho aggiunto nei blog che seguo!
    Sarah

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  5. "si tratta di esserci sempre per poter poi indietreggiare sempre più"
    E' una frase bellissima, ed è proprio così: indietreggiare. Difficilissimo e necessario, a entrambe.

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  6. @Sarah:...già, è vero che è una ferita. Bisognerebbe potersi legittimare a vederla così in maniera da poter tollerare il "normale" processo di guarigione.Grazie di avermi aggiunto. Buona settimana!
    @Marilde:...difficile, come è difficile...

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  7. prima di tutto benvenuta!
    ricordo anche io con grande nostalgia il momento del distacco. Ho avuto un cesareo e me lo sono sentito letteralmente strappare dalla pancia. Tanto che ho gridato. una sensazione orribile che ricordo nitida ancora oggi. e quanto mi manca la pancia e quella sensazione di essere tutt'uno con lui.
    Ciao Letizia!
    Francesca

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  8. @MammaNews: non sarebbe bello riuscire a far capire questa sensazione così intensa anche ai maschietti? Grazie dell'accoglienza!

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  9. Ciao Letizia,
    il mio mantra è: "l'autonomia è un valore", il problema è che i tempi naturali per conquistarla fanno a pugni con il tempo disponibile di una mamma lavoratrice di oggi. Vivremmo in un mondo migliore se lo Stato consentisse ai genitori di occuparsi dei propri figli almeno per il primo anno di vita.
    Credo cmq che il ruolo del papà sia fondamentale per rendere meno traumatica la separazione lampo a cui molte di noi sono sottoposte forzatamente.
    Penso che il nostro partner ci possa aiutare ad uscire dalla dolce e difficile simbiosi di cui parli con tanta nostalgia. Sono sicura che la separazione (almeno da noi e questo per diversi mesi) la avvertono pure gli uomini, anche se in modo diverso, ma credo altrettanto frustrante (se non di più sul piano sessuale). In ogni caso è molto meglio che sia lui ad aiutarci piuttosto che sua madre (cioè la suocera), giusto? Non vedo perchè le cure neonatali debbano essere considerate una prerogativa femminile. Sta a noi coinvolgere i maschietti nel modo giusto prima che le loro madri intervengano al posto loro per un obsoleto gioco di ruoli. Purtroppo questo non è sempre facile per motivi di ordine pratico (il lavoro!!!) Ma credo che si possa fare molto. Sai se esistono libri che aiutino le mamme a tenere a bada diplomaticamente le nonne che vogliono inconsciamente sostituirsi al ruolo genitoriale? Sarebbe un bel passo avanti per la salute della mia neofamiglia ; )
    Grazie, Silvia

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  10. @Silvia: quanto hai ragione, quanto hai ragione...Se gli uomini si impadronissero si un maggiore ruolo di cura, le arcaiche eppur attualissime competizioni tra madri e nonne non ci sarebbero. Al proposito ti segnalo il post di un blog che seguo e che ne ha trattato: http://lasolitudinedellemadri.blogspot.com/2009/04/cose-da-donne.html
    Abbracci

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  11. Molte, iniziano da qui. Pure io che inizialmente non avevo pensato ad un blog da mamma ho iniziato con i miei parti.
    Mi fermo sulle tue parole:
    "quell'istante in cui l'ho vista uscire fuori, rimane l'istante più bello e più intenso della mia vita"
    Il momento più bello quando ho sentito, non visto, Marco uscire dal mio corpo e mi è mancato molto quel momento con il secondo figlio. Condivido in toto mammanews: il cesareo ti lascia una sensazione di strappo fortissima.

    Insomma ben venuta!

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  12. @Renata: grazie del benvenuto. Nemmeno io avrei mai pensato ad un blog se non fosse che, in questi mesi da neomamma, i blog delle altre mamme mi hanno sostenuto, rallegrato, aiutato a sdrammatizzare. Comunque, ora vengo "dalle tue parti a legger di parti"...

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